Genova. Dopo quello del comitato Liberi cittadini di Certosa, un altro esposto sui rischi legati alla presenza di amianto nel ponte Morandi sarà depositato presso la procura di Genova. A firmarlo sette dirigenti del sindacato autonomo Usb. La presentazione dell’azione legale avverrà martedì 19 marzo alle 11 nella sala Cap di via Albertazzi. “I vigili del fuoco hanno respirato un mondo di polvere”, lo slogan che riassume la preoccupazione degli operatori della sicurezza.
L’Usb aveva lanciato l’allarme amianto già pochi giorni dopo il crollo del ponte ma, come più volte sottolineato dalle istituzioni, Arpal non aveva riscontrato tracce di amianto nei punti campionati, tra le macerie del viadotto. Dopo la vicenda delle nuove analisi per la demolizione della pila 8 e il rilevamento di fibre di amianto naturale, anche se sotto la soglia di guardia, nella mescola del calcestruzzo del ponte, gli interrogativi si sono riaperti.
“Da agosto a oggi c’è stato un buco nero di informazioni – afferma Stefano Giordano, vigile del fuoco, sindacalista Usb e consigliere comunale a Genova – ci sono state settimane in cui i colleghi hanno lavorato senza sosta tra le macerie senza sapere che cosa stessero respirando”. Il punto è che anche se le analisi finora hanno evidenziato percentuali infinitesimali di amianto, e secondo la normativa nazionale è consentito lavorare in quelle condizioni, l’Usb sottolinea che quando parla di amianto non esiste il rischio zero e anche solo una fibra può essere letale.
Giordano racconta che al comando di Bergamo, da dove sono arrivati alcuni pompieri a supporto in quei giorni di super lavoro nel Polcevera, gli agenti hanno ricevuto un modulo da compilare dove veniva chiesto se avessero lavorato a contatto con l’amianto. In teoria quegli operatori avrebbero dovuto rispondere di no, in base alle informazioni ricevute, ma oggi la risposta sarebbe “chissà”.
Sul tema dell’amianto Stefano Giordano ricorda la vicenda di Maurizio Massardo, il tecnico Spea rimosso dal suo incarico il 15 settembre poco dopo aver fatto notare alla società la possibilità che ci fosse materiale contenente asbesto all’interno del ponte. Spea, la società controllata da Autostrade e delegata al monitoraggio della rete autostradale, aveva dunque ricevuto da lui la segnalazione di presenza di amianto nei detriti della struttura, e anche Procura, Arpal e Asl erano state messe in guardia dei rischi all’esposizione da parte degli operatori intenti alla demolizione.