Genova. Sono migliaia le autovetture e i camion che ogni giorno raggiungono Genova passando dal casello di Genova Ovest, percorrendo l’A7, dal 14 agosto unico passaggio da nord.
E sotto le ruote, poco prima delle gallerie della “camionale”, ecco un ‘piccolo’ viadotto, il cosiddetto “Sei luci”, che scavalca le rampe di accesso al Morandi, e si infila sotto Promontorio. Il suo nome deriva dalle sei campate che lo compongono, ma forse, più che di luce, si dovrebbe parlare di buio. Il buio in cui abbiamo scoperto essere la gestione dei molte infrastrutture del nostro territorio fragile.
Il “Sei luci” è finito agli onori della cronaca nei giorni scorsi, grazie all’apertura di un nuovo filone d’inchiesta partito da dati e incongruenze emerse negli interrogatori post crollo del Morandi. Secondo alcune indiscrezioni di stampa questo piccolo ma fondamentale viadotto sarebbe stato classificato, in base alla gravità della sua condizione, con un 60, su una scala da 0 a 100, (dove il Morandi stesso aveva preso 50, e con 70 scatta la chiusura immediata).
Dal vivo la situazione appare per lo meno inquietante: senza nessuna pretesa di completezza scientifica, alla vista sono molte le crepe dell’intonaco dei pilastri, in particolare una “venatura”, alla apparenza profonda, che percorre un trave per diverse decine di centimentri. E poi, incrostazioni, infiltrazioni e scheggiature.
Le vibrazioni dei traffico “sopra” sono forti e facilmente percepibili, mentre a pochi metri regna il triste deserto del Morandi, spezzato e vuoto. Su alcuni pilastri si notano alcuni segni di copertura attraverso malta, in apparenza più recenti, probabilmente relativi alle indagini effettuate dopo il crollo del Morandi, indagini finite al centro dell’inchiesta dei magistrati genovesi.
Poco prima del Sei Luci, si stacca la rampa che porta sull’impalcato del viadotto che ‘saltava’ la Valpolcevera, e questo dettaglio potrebbe creare non pochi problemi in sede di progettazione del nuovo ponte, sempre che sia stato preso in considerazione: la nuova struttura dovrà “interagire” con quello che rimane del vecchio snodo, e lo stato di salute di quello che rimarrà è fondamentale per la buona riuscita di tutta l’operazione.
Anche nel progetto della Gronda il Sei Luci ha un ruolo da protagonista: secondo i disegni, infatti, sotto questo viadotto dovrebbero passare nuove rampe di collegamento, tanto che sarebbe stato previsto l’abbattimento di una schiera di pile, accorpando due campate, facendolo diventare una sorta di “Cinque Luci”.
Per tutti questi motivi, oggi più che mai, occorre che si faccia immediata chiarezza sulle condizioni di questo ponte, perché potrebbe essere certamente un rischio per l’immediato, ma anche per il futuro. Se di futuro possiamo ancora parlare.