Genova. Percorsi ridotti, tempi di percorrenza allungati, monitoraggi fuorvianti e un’emergenza che nonostante sia finita continua a giustificare la riduzione del servizio di trasporto pubblico.
Così i pendolari della Valle Stura rispondono a breve giro alla comunicazione di Atp, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico per i territori della città metropolitana, che ieri aveva comunicato, con grande enfasi, il buon esito della gestione del post emergenza, i risparmi e l’ampliamento del servizio.
“L’emergenza che si è verificata in conseguenza del crollo del Ponte Morandi è finita – scrivono in una nota stampa i pendolari, ricordando le recenti aperture di snodi e tratti viari che hanno potenziato la viabilità genovese – e riteniamo che oggi non sussistano motivi di preclusione al ripristino del servizio di trasporto pubblico ATP dalla Valle Stura direttamente verso il Centro Città sino al capolinea di Viale Caviglia e viceversa”.
Anche perchè, nelle fasi post crollo, il capolinea di Voltri era stato dato per “temporaneo”, mentre nel comunicato di Atp venivano prese in considerazioni i “vantaggi” portati da questo assetto, quasi “a giustificarne un eventuale conferma”.
“Per raggiungere il luogo di studio/lavoro a Genova Centro (40 km circa per corsa) ieri si utilizzava un solo mezzo con un solo abbonamento con tempi di percorrenza intorno ad un’ora – scrivono – oggi servono due abbonamenti e si sale e si scende su bus ATP, su treno FS e poi su autobus AMT con tempi di percorrenza prolungati a un’ora e mezza”. In pratica un’ora in più al giorno da passare sul bus. Non proprio un affare.
Ma non finisce qui: gli utenti contestano anche le sei nuove corse, garantite dal taglio di cui sopra: “Non tutte le corse sono utilizzabili dagli utenti perché le coincidenze con l’arrivo dei treni da Genova a Voltri non sono ottimali – sottolineano – ATP dice di aver messo sei nuove corse verso Voltri ma non dice che ne ha tolte sette su Genova Centro, conseguendo così un risparmio di percorrenza di km e di uomo/macchina che sono stati “regalati” ad altre linee del ponente”.
E poi viene contestato il “presunto mancato aggravio dei costi”, visto che ci sono meno chilometri percorsi e fondi governativi per l’emergenza, e il sistema di monitoraggio, che prende in considerazione la navetta gratuita (pagata dal Miur) per gli studenti, lasciando fuori i lavoratori pendolari.
Insomma, una gestione del post emergenza che per chi viaggia non è assolutamente “rose e fiori”, come si potrebbe dedurre dalla comunicazione istituzionale dell’azienda. L’emergenza, anche fosse ancora in corso (e questo non è il solo ambito per cui questa “parola magica” viene utilizzata un po’ in base alle esigenze “narrative”) non durerà per sempre “a meno che ATP Esercizio e Città Metropolitana non abbiano deciso già da tempo di tagliare il ramo secco rappresentato per loro dalla Valle Stura e, sfruttando abilmente come degli avvoltoi – scrivono i pendolari nella nota stampa – la disgrazia avvenuta con il crollo del Ponte Morandi, hanno prontamente tagliato il servizio cercando di farci credere che è cosa buona e giusta”.