Preoccupazione

Trasferimento minori stranieri, la lettera di educatori e operatori: “Caduto argine delle barbarie”

"I minori sono prima di tutto minori per il nostro ordinamento, poi stranieri. Così si creano ghetti"

palazzo tursi comune genova
Foto d'archivio

Genova. Non si ferma la polemica legata al trasferimento dei 16 minori stranieri da una Cea ad un centro di seconda accoglienza appena aperto, riservato a minori non accompagnati stranieri.

Dopo il botta e risposta tra l’assessore, opposizione e forum del Terzo Settore, a parlare sono coloro che tutti i giorni lavorano a fianco a questi ragazzi, vivendo con loro i passaggi di una vita difficile e che richiede un certo di tipo di “delicatezza” nelle varie tipologie dei passaggi di un percorso che dovrebbe portare ad una autonomia “adulta”. In un’ottica di maggior dibattito sull’importante materia, pubblichiamo integralmente la lettera.

Siamo gli/le educatori/educatrici che lavorano nelle cooperative di Genova, siamo gli/le operatori/ operatrici che gestiscono i servizi educativi, in appalto o accreditate dal Comune, siamo coloro che si occupano della crescita dei bambini e dei ragazzi sul nostro territorio, bambini e ragazzi che non hanno la possibilità di vivere nelle loro famiglie, che non hanno avuto contesti positivi di crescita nelle loro case, di coloro che hanno problemi legati all’apprendimento, di coloro che hanno attraversato deserti e mari per cercare un futuro migliore”.

I minori, siano essi stranieri o italiani, condifficoltà, con problemi di salute o con i bisogni tipici di un’età difficile, affettuosi o conflittuali, bianchi o neri, di mille colori, i minori tutti che proprio per il loro essere minori grazie alle leggi in materia del nostro paese, grazie alla nostra costituzione, e alle convenzioni internazionali vanno difesi, tutelati senza se e senza ma”.

“Lunedi 28 gennaio accade sul nostro territorio qualcosa che a nostro avviso è inaccettabile, qualcosa di gravissimo che merita sicuramente più attenzione di qualche paragrafo sui giornali, che va spiegato e combattuto. Lunedì 28 gennaio senza alcun preavviso 16 minori stranieri non accompagnati (i minori stranieri presenti sul territorio italiano senza famiglia, soli) sono stati spostati dalle CEA (Comunità educativo-assistenziali) in cui erano inseriti a centri di seconda accoglienza appena aperti”.

“I ragazzi che vivono nelle CEA esperiscono spazi di crescita serena, spazi dove trovare adulti di riferimento a cui appoggiarsi, la loro vita gira intorno alla scuola, allo sport, al costruirsi reti di pari, alla vita collettiva in cui poter imparare le regole di convivenza utili allo stare insieme agli altri e al costruirsi un’identità positiva, esperiscono una vita che tenta ad essere simile a quella dei loro coetanei, insomma, condividendone i bisogni e i desideri al netto delle peculiarità individuali”.

“Nelle comunità i minori vivono, pur non essendo nelle loro case, nelle comunità trovano, a volte, la serenità, la dimissione è un momento molto delicato per tutti e tutte, operatori inclusi, sono passaggi preparati con gradualità, costruendo insieme percorsi di autonomia, elaborando insieme il distacco, studiando per esempio le possibilità di autosostentamento dei ragazzi che compiono i 18 anni. Anche noi come operatori e operatrici, in qualche modo viviamo in quelle case pur non essendo nostre ma mangiandoci, dormendoci, ridendo e arrabbiandoci, costruendoci relazioni importanti”.

“E’ da tempo che, con preoccupazione, osserviamo una distinzione sempre più evidente tra minori stranieri e non. Le strutture di seconda accoglienza sono già state un passo verso la differenziazione tra il minore di serie A e quello di serie B. Le istituzioni ed il servizio sociale periodicamente, da diversi anni, attuano politiche discriminatorie verso i minori stranieri, addirittura con trattamenti diversi per i ragazzi di una provenienza rispetto a quelli di un’altra. Le cooperative per cui lavoriamo vedono queste dinamiche ma sono sempre, o comunque troppo spesso, silenti, accettando i diktat del committente”.

“Ad oggi 16 ragazzi tutti minori, tutti stranieri, sono stati spostati, proprio come pacchi senza preavviso, senza questo percorso graduale tipico di questi momenti e fondamentale alla tutela del benessere psicofisico delle persone coinvolte. Sono stati spostati a causa della mera logica economica, un centro di seconda accoglienza ospita decine di persone, è fortemente orientato all’autonomia pensato per ragazzi vicini alla maggiore età e con bisogni educativi limitati, in queste strutture i costi sono molto ridotti rispetto alle CEA e la retta cui il comune deve provvedere più bassa, vista anche la partecipazione alla spesa dello stato”.

“Sulle decisioni economiche del comune, per ovvie ragioni, abbiamo ben poco potere, tuttavia il progressivo smantellamento del welfare, l’assoggettamento del benessere di tutti alle logiche di mercato, sono tendenze evidenti da diversi anni e che sempre più ci fanno temere per il futuro di questo paese. Sulle logiche economiche possiamo parlare a lungo quello che invece è chiaro e limpido è che le modalità di attuazione di questi spostamenti sono dannose, rendono il nostro lavoro difficile o vano e che creano nei minori un senso di precarietà di vita e malessere forti”.

“L’assessore alle Politiche educative e dell’istruzione e alle Politiche socio-sanitarie Francesca Fassio risponde alle sollecitazioni in una nota stampa affermando che si tratta di “un inserimento di alcuni ragazzi minori stranieri non accompagnati in strutture autorizzate al funzionamento per l’ospitalità di minori stranieri, aventi caratteristiche più appropriate per la specifica funzione di supporto e accompagnamento all’autonomia di tali ragazzi”, questa dichiarazione ci sbigottisce, i minori sono prima di tutto minori nel nostro ordinamento, solo secondariamente sono stranieri, diabetici, biondi, appassionati di calcio o ballerine, i minori hanno tutti gli stessi bisogni, quelli di andare a scuola, crescere in un contesto educativo stimolante, costruirsi reti amicali, avere adulti di riferimento e coltivare le proprie passioni, il pensare ai minori stranieri come persone dai bisogni specifici crea ghetti, crea forte disuguaglianza, crediamo invece che i minori debbano veder riconosciuti gli stessi diritti”.

“Ci sembra che questa deriva in cui anche i minori diventano stranieri prima di essere minori sia la caduta dell’argine della barbarie, vediamo tutti i giorni immagini di adulti stranieri torturati in Libia, affogati nel mediterraneo, considerati delinquenti solo perchè non in possesso dei documenti in Italia, in qualche modo esseri umani di serie B, se queste stesse logiche vengono applicate ai minori l’argine sarà caduto e l’inondazione dell’acido fiume del razzismo e dell’odio, colpirà chi prima chi dopo, tutti noi”.

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