Ripercussioni

Ponte Morandi, tutti gli effetti negativi del crollo: 10 mila occupati in meno tra settembre e dicembre

I consulenti del lavoro hanno presentato un report a cura del loro osservatorio statistico. Dei 43 morti, 15 stavano lavorando o erano nel tragitto casa-lavoro

Crollo ponte Morandi, the day after

Genova. Danni segnalati per 422 milioni, ma anche un calo delle assunzioni. I consulenti del lavoro hanno fatto il punto sugli effetti economici del crollo del ponte Morandi per Genova in una due giorni ospitata da Palazzo Ducale, in occasione del congresso regionale dei consulenti del lavoro liguri nel corso della due giorni “Verso il Festival del Lavoro 2019”, l’evento di anteprima della X edizione del Festival del Lavoro. Proprio in questa anteprima è stato presentato il rapporto dell’osservatorio statistico dei consulenti del lavoro: “Gli effetti del crollo del Ponte Morandi su economia, occupazione e integrazione sociale”.

Dei 422 milioni di euro di danni segnalati dalle imprese a distanza di sei mesi dal crollo del Ponte a essere maggiormente colpito risulta il settore del commercio con 121 milioni di danni (28,7%), seguito dall’industria (118 milioni) e dai trasporti (95 milioni). Gli effetti del crollo si sono riverberati ben oltre l’epicentro del Polcevera. Nella zona rossa/arancione della città si concentrano il 37,6% dei danni economici (158 milioni di euro); mentre nel restante territorio comunale il 41% (pari a 173 milioni), ai quali si aggiungono 11,7 milioni degli altri comuni della provincia e 79 milioni del resto di Italia.

Pesanti le ricadute sull’occupazione. In provincia di Genova i datori di lavoro nel 2018 hanno effettuato 94.974 assunzioni, 1.902 in meno rispetto al 2017. Sebbene nei primi due trimestri del 2018 si registri un forte aumento delle assunzioni, questa tendenza si interrompe nel terzo trimestre portando alla variazione negativa annuale. La maggiore flessione si registra nel mese di agosto (-42,6% rispetto agosto 2017) e la dinamica negativa continua fino a dicembre. Il crollo del Ponte ha comportato una brusca contrazione della domanda di lavoro pari al 18,9% (-7.172 attivazioni rispetto allo stesso periodo del 2017), se si tiene conto dei soli mesi che vanno da settembre a dicembre, e del 22,5% (-10.066 attivazioni) se si considera anche il mese di agosto.

In termini assoluti, se prendiamo in considerazione il calo di 10.066 attivazioni del periodo agosto-dicembre, il 37% è dovuto all’ impossibilità dei lavoratori extra comunali di accedere a nuovi posti
di lavoro e il restante 63% (-4.496) alle difficoltà degli stessi abitanti del capoluogo ligure. Il brusco calo delle attivazioni nel periodo immediatamente successivo al 14 agosto è dovuto alla difficoltà di raggiungere i luoghi di lavoro. Ma se si vogliono capire anche le conseguenze sull’economia e sulla società genovese bisogna partire da cosa rappresentava il viadotto Polcevera per la Liguria, una Regione che per via della sua conformazione geografica conosce due sole dimensioni, Ponente e Levante, stretta com’è tra i monti e il mare.

Il bilancio sociale conta 43 morti, 9 feriti e 533 sfollati. Il giorno del crollo sono stati denunciati 15 infortuni con esito mortale. Dunque, 15 persone dei 43 morti erano dei lavoratori: 13 di loro stavano lavorando mentre i restanti 2 erano sul ponte nel percorso casa-lavoro. Se non fosse stata la vigilia di ferragosto, il bilancio sarebbe stato molto più drammatico, soprattutto per il numero di persone che nel tragitto per raggiungere il lavoro utilizzavano quotidianamente questa infrastruttura. Il viadotto contava complessivamente 20 mila attraversamenti giornalieri e 11 milioni di camion all’anno.

L’inutilizzabilità del Ponte venuto meno con il crollo, unito alla mancanza di infrastrutture secondarie per il collegamento della città, ha comportato disagi e congestionamenti sulla viabilità urbana. In particolare, un allungamento di 120 km per l’attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 km in senso inverso. Questo ha generato un aumento di costi (pari a 265.200 euro) per circa 4 mila camion che entrano ed escono ogni giorno dal porto genovese, mentre per i 31.500 veicoli pesanti che attraversano la città il costo aggiuntivo è di 2 milioni di euro giornalieri. Sono stati rilevati anche disagi e allungamento dei tempi nello spostamento fra casa e lavoro con tempi oscillanti tra i 15 e i 45 minuti di ritardo. L’evento del 14 agosto 2018 ha dunque prodotto ingenti danni alle persone, all’economia e alla società davanti ai quali una riflessione complessiva non può essere omessa.

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