La sfida

Nuovo ponte di Genova, giovedì incontro sindacati-costruttori. Obbiettivo: far assumere maestranze locali

Edili semplici o specializzati, carpentieri, movimentatori, addetti alle macchine: sono molti i profili che potranno essere impiegati. Si spera in almeno 4000 posti di lavoro tra diretti e indotto

Demolizione ponte Morandi al 6 febbraio

Genova. Fare in modo che gran parte delle maestranze per i cantieri del nuovo viadotto Polcevera provengano dal territorio e da aziende liguri, quelle stesse aziende che negli ultimi dieci anni hanno perso un migliaio di posti di lavoro. E’ l’obbiettivo dei sindacati edili che, giovedì prossimo, incontreranno il gruppo Salini Fincantieri, capofila-coordinatore del contratto unico di affidamento dei lavori, e subito dopo il sub-commissario Ugo Ballerini.

Gli operai di nuova assunzione per la demolizione, ma soprattutto per la ricostruzione di ponte Morandi, potrebbero sfiorare le 800 unità. Una cifra che per alcuni (per la Fillea Cgil in particolare) è un po’ ottimistica, e nella quale è probabile rientreranno tanti operai da fuori Liguria (come già accade per il terzo valico) ma che potrebbe portare un’innegabile boccata di ossigeno.

Si cercheranno, quando sarà il momento, edili, semplici e specializzati, operatori di macchine, carpentieri e tante altre figure per cui si prospetta occupazione almeno fino a metà 2020. Attorno ai cantieri i sindacati, in un rapporto elaborato la scorsa estate, hanno stimato la creazione di oltre 3000 posti di lavoro di indotto. A tempo determinato, certo. Ma pur sempre lavoro.

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