Dopo 5 anni

Genova: immobili sequestrati alla mafia in abbandono e occupati, l’appello di Libera

Gli strumenti per il recupero ci sarebbero, a partire dai 500 mila euro del fondo strategico

Confisca Canfarotta

Genova. Un appello, l’ennesimo, alla luce dell’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano sulla situazione di abbandono dei 96 beni che a Genova sono stati confiscati alla mafia, il più consistente provvedimento di confisca nella storia del Nord Italia con 115 unità immobiliari.

Libera Genova e Liguria rinnova la richiesta a Comune di Genova e a Regione Liguria “affinché vengano investite le risorse necessarie per il recupero di questi beni, ponendo fine a una situazione non più sostenibile, e consentendo alla collettività di potersi riappropriare di questi beni”.

Molti di questi immobili giacciono in una situazione tra abbandono e occupazioni abusive di prostitute, a 5 anni dalla confisca definitiva.

“Chiediamo all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati – si legge nella nota – di fare chiarezza rispetto alla denuncia della coadiutrice, che ha lamentato la difficoltà di ottenere risposte dall’Agenzia rispetto alle situazioni di criticità più volte segnalate”.

Gli strumenti, spiega Stefano Busi, referente di Libera Liguria, ci sono, “ad esempio segnaliamo l’impegno, assunto all’unanimità dal consiglio regionale nel dicembre 2018, di investire 500 mila euro del fondo strategico proprio per il recupero dei beni confiscati: che ognuno faccia la propria parte per dare gambe alle prospettive di riutilizzo sociale di questi beni che, lo ricordiamo, rappresentano una straordinaria risorsa per il territorio. A conferma di questa affermazione ricordiamo i dati della ricerca LiberaIdee, che solo in Liguria ha coinvolto 420 persone: per l’80,2% del campione i beni confiscati rappresentano una risorsa per il territorio mediante investimenti e progetti di riutilizzo”.

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