Secondo grado

Belsito e presunta evasione fisco, in appello corte riduce (di un mese) condanna

I guai giudiziari di Belsito erano iniziati nel 2012 quando emerse la maxi truffa da oltre 40 milioni di euro ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali

cronaca
Foto d'archivio

Genova. Pena ridotta in appello da dieci a nove mesi per l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, nell’ambito del processo sulla presunta evasione fiscale per gli investimenti offshore a Cipro e in Tanzania di soldi illecitamente sottratti al partito.

Il sostituto procuratore generale Luigi Cavadini Lenuzza aveva chiesto la conferma della condanna. Belsito, difeso dall’avvocato Rinaldo Romanelli, in primo grado era stato assolto dall’accusa di evasione fiscale mentre i giudici avevano ritenuto sussistente l’accusa di omessa dichiarazione di quasi due milioni di euro condannandolo a 10 mesi di reclusione. In appello, i giudici hanno ridotto di circa la metà l’importo dichiarato.

I guai giudiziari di Belsito erano iniziati nel 2012 quando emerse la maxi truffa da oltre 40 milioni di euro ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010. Per quella vicenda sono a processo l’ex tesoriere, l’ex leader del Carroccio Umberto Bossi e tre ex revisori del partito. La vicenda azzerò il ‘cerchio magico’ e portò alle dimissioni di Bossi.

A novembre il Senatur e l’ex tesoriere sono stati condannati, in secondo grado, rispettivamente a un anno e 10 mesi e a tre anni e nove mesi per la maxi truffa ai danni dello Stato da cui è partita tutta la vicenda dei sequestri dei fondi della Lega per cui è stato trovato un accordo di pagamento in tranche di 600 mila euro all’anno.

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