L'intervista

Alberto Corradi, il mister di un calcio che “ci piace”

Il tecnico arenzanese, in attesa di una chiamata "stimolante" si racconta, a 360°, in esclusiva per Genova24

corradi

Arenzano. Alberto Corradi, che ha a lungo lavorato, come vice di Ivan Juric, durante le esperienze del tecnico croato a Mantova, Crotone e Genoa, è in attesa di una chiamata “stimolante”, che gli permetta di esprimere, al meglio, le sue idee calcistiche, senza però trascurare l’altro suo grande amore lavorativo, l’insegnamento scolastico. Alberto è infatti uno stimato professore di italiano e storia.

Dopo i vari addii al Genoa, come hai ottimizzato il tempo libero a disposizione?

“Ho cercato di arricchire le mie conoscenze, seguendo i campionati spagnoli, inglesi e tedeschi, i migliori in Europa, documentandomi, ‘dal vivo’, sui metodi di allenamento di diversi tecnici, quali Giampaolo, De Zerbi (sia a Benevento, che nel Sassuolo), Velazquez (a Udine) e Oddo (a Crotone). Si tratta di mister davvero molto preparati, la cui cultura del lavoro mi affascina, soprattutto per la metodologia adottata nel proporre il loro credo calcistico. Ho grande stima anche per Gasperini, che sta ottenendo a Bergamo risultati tanto incredibili, quanto meritati”.

Valter Veltroni, politico di fama e grande sportivo, in passato, ha avuto modo di dichiarare che in Italia ci sono troppi stranieri, anche a livello giovanile e che le squadre ne dovrebbero mandare in campo, al massimo, cinque o sei… Cosa ne pensi?

“L’argomento è complesso… Credo che ultimamente i settori giovanili italiani abbiano iniziato a lavorare meglio; l’avvento di Roberto Mancini sulla panchina della nazionale, ha dato un aiuto a questo cambiamento. Le convocazioni di Chiesa, Zaniolo, Tonali, tanto per fare alcuni nomi, fanno capire che, anche in presenza di un numero elevato di stranieri, i giocatori italiani bravi trovano spazio. Sta agli allenatori, aiutarli a crescere, trovando il coraggio di lanciarli senza tentennamenti”.

Il calcio italiano vive un momento non particolarmente brillante…

“Mancano le infrastrutture adeguate, sia per gli allenamenti, che per le sfide di campionato. La ‘politica’ dovrebbe aiutare il mondo calcistico, anche quello dilettantistico però, favorendo le iniziative di società, come l’Udinese, affiancandole nell’investimento di risorse, atte a potenziare le infrastrutture già in essere, ma anche per la costruzione di nuovi stadi di proprietà”.

Insomma poca cultura sportiva…

“Bisogna far ripartire il movimento sportivo, iniziando dalla scuola. Le società devono curare meglio i settori giovanili, aiutandoli a crescere, sotto ogni punto di vista ed avendo il coraggio di lanciare in prima squadra i giovani, senza temere la spada di Damocle del risultato… ‘a prescindere’, per dirla alla Totò. Gli allenatori dei ragazzi devono dare la giusta importanza al collettivo ed al calcio totale ‘sacchiano’, senza dimenticare, tuttavia, che il primo ed inderogabile compito è il lavoro sul talento e sulla tecnica individuale”.

Beh, ci viene da dire “dategli una squadra, da guidare da bordo campo e state certi che vi farà divertire, oltre a fare risultati, perché Alberto Corradi non rientra di certo nel novero dei tecnici cui si riferiva Jorge Valdano, campione del mondo con l’Argentina, a Mexico ’86, quando ha detto: “il calcio è un gioco bellissimo, che i mediocri vogliono imbruttire, in nome del pragmatismo. E’ un gioco primitivo, che i rivoluzionari vogliono violare attraverso metodi ad ogni costo scientifici”.

Alberto Corradi “capisce di calcio”, ha una testa vulcanica, che sa essere fredda nel bel mezzo di una partita, veloce a sfruttare le sensazioni, che si trasformano in idee… In un mondo di gente che gioca a memoria, senza ragionare, lui riconosce la libertà del talento… quello di un calcio che ci piace.

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