Genova. “Speriamo che regga”, è il commento, uno dei tanti che si possono trovare sui social, a metà strada tra il sarcasmo e lo scongiuro che meglio rappresenta il sentimento dei genovesi per i sempre frequenti casi di camion ‘trovati’ in sopraelevata.
L’ultimo episodio questa mattina, con un autoarticolato che ha imboccato la Aldo Moro in direzione ponente, probabilmente seguendo i cartelli dell’autostrada. Una situazione che in questi giorni è tornata a diventare troppo frequente, mettendo a rischio la viabilità ordinaria.
Ma forse non solo? In molti se lo chiedono, visto che il divieto sussiste su di una infrastruttura che inizia ad avere una certa età, con incalcolabili sforzi di servizio praticamente ininterrotto dal 1965, anno di inaugurazione. Le sue 73mila tonnellate di calcestruzzo (e le 15 mila di lamiera d’acciaio), quindi, hanno due anni in più di anzianità dei Ponte Morandi, giusto per avere un’idea.
Sicuramente ad oggi non si sono ravvisati problemi di stabilità, e il paragone con l’infrastruttura autostradale non è fattibile per questioni strutturali, ingegneristiche, di utilizzo, ma il divieto di accesso ai mezzi pesanti è un dato, e le sue continue violazioni non possono essere sottovalutate. A Genova non si può più sottovalutare nulla, e sono molti i cittadini che lamentano quasi quotidianamente incontri ravvicinati con mezzi oversize.
Lo scorso ottobre il consiglio comunale ha votato un’impegnativa per dotare gli accessi della strada di limitatori di sagoma, ma senza una scadenza temporale, per cui ad oggi ancora nulla si è visto. Il presidio della polizia municipale, che per diversi mesi è stato presenza fissa all’imbocco a San Benigno della strada, è stato un buon deterrente, ma essendo terminato, in questi giorni, la ‘pacchia’ è finita. E si vede.
(foto di Daniela Ivaldi Sedici)
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