L’intervento

Sea Watch, Toti: “Iniziativa parmentari è provocazione contro governo”

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Foto d'archivio

Genova. “Mi sembra evidente che l’iniziativa di alcuni parlamentari di salire a bordo della Sea Watch sia un’azione di opposizione e provocazione alle politiche del Governo, più che di ispezione”. Lo scrive il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti sui suoi profili social.

“E’ chiaro – scrive Toti –  che non saranno alcune decine di migranti in più o in meno a fare la differenza nella gestione del fenomeno migratorio. Ma è altrettanto chiara la provocazione di molte organizzazioni ‘cosiddette’ umanitarie che sembrano avere come primo scopo quello di contestare le politiche italiane di contenimento degli sbarchi usando il loro carico umano, alla cui sofferenza nessuno può restare indifferente. Continuare a parlare di rivedere il Trattato di Dublino è solo una foglia di fico, dal momento che riguarda solo una parte minimale del flusso migratorio”.

“Quelle che abbiamo di fronte sono tutte scelte difficili – rimarca il governatore della Liguria – che non meritano né propaganda né provocazioni. Riaprire i porti a una nave, vorrebbe dire riaprirli a tutte, perché non c’è una sofferenza che vale più delle altre, mentre gli altri Stati resterebbero a guardare un problema ancora una volta solo nostro.

Tutti i paesi, anche le più antiche democrazie del mondo, controllano i propri confini  e la propria immigrazione, non possiamo sentirci in colpa per questo. Assumiamoci semmai le nostre responsabilità: se l’Europa, giustamente tanto solerte nell’intervenire, sempre solo a parole, nelle questioni venezuelane, non è in grado di fare qualcosa per stabilizzare il Nord Africa , se ne faccia seriamente carico l’italia”.

“Serve una fascia di sicurezza sulle coste libiche, difesa e protetta da truppe internazionali- conclude Toti –  sotto la bandiera dell’ONU o della UE, se possibile, per poter riaccompagnare a terra chi parte, senza il rischio che finisca vittima delle milizie  libiche di ogni genere. L’Italia si faccia carico di tutto questo perché, il sacro compito di difendere i nostri confini e l’altrettanto sacro dovere di solidarietà non si esercitano ad un miglio da Siracusa e a favor di teleca

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