Genova. Nessun colpo di scena alla fine del primo giro di interrogatori degli indagati per il crollo di ponte Morandi – ieri è stato sentito, tra gli altri, Roberto Ferrazza, provveditore alle opere pubbliche del Nord Ovest, e per un primo momento parte della commissione di periti del Mit sul crollo, e si è avvalso come tutti, salvo un paio di eccezioni, della facoltà di non rispondere – ma una nuova mossa da parte di Autostrade.
I periti di Aspi ipotizzano che il disastro del 14 agosto possa non essere stato legato alle condizioni degli stralli ma a una bobina d’acciaio di grandi dimensioni che potrebbe essersi staccata da un camion in transito sul viadotto.
L’azienda di autotrasporto ha da dubito smentito quell’ipotesi ma ai legali del gruppo concessionario non basta.
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L’idea, che è tornata in auge a più riprese negli ultimi mesi, non sembra convincere i periti della procura ma per sgomberare il campo da ogni dubbio la guardia di finanza sta vagliando immagini che possano escludere una volta per tutte il distacco dalla bisarca del tir della maxi bobina: il peso sarebbe caduto dall’impalcato del Morandi insieme al camion.