Genova. Un volantinaggio per ricordare come, a settant’anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata il 10 dicembre 1948, “ la Giustizia di diritti universali è chiamata ad occuparsi” anche “perché a settant’anni a quella carta “la coscienza dell’umanità è troppo spesso ancora offesa” “e la libertà dal terrore e dalla miseria è ancora per molti un miraggio”.
A volantinare fuori dal tribunale di Genova nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario è stato questa mattina un gruppo di magistrati di Area democratica per la giustizia, tra cui il procuratore aggiunto Francesco Pinto.
L’iniziativa è la strade scelta dall’area più progressista dei togati per protestare contro la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong che vagano per il Mediterraneo con il loro carico di uomini, donne e bambini. E basta ricordare i primi articoli di quella carta per capire il senso del gesto dei giudici genovesi:
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti.