Cosa chiedono

Domenica il presidio a favore di infrastrutture e sviluppo. I promotori: “Ma non chiamateci sì tav”

Biolé: "Vogliamo proporre un metodo confronto e ascolto , non sponsorizziamo posizioni aprioristiche"

Manifestazione Riprendiamoci Genova 13 ottobre

Genova. “Non identificateci con i sì tav, perché il messaggio che vogliamo mandare non è questo”. Filippo Biolé, avvocato e promotore, insieme a Camilla Ponzano di Riprendiamoci Genova e ad Andrea Acquarone di Che l’Inse, del presidio indetto per domenica alle 12 in piazza De Ferrari, prova a spiegare come l’obiettivo della manifestazione Sì Genova vuole sviluppo sia quello di attivare un percorso e un metodo, più che fornire certezze e risposte.

Alla manifestazione sono arrivate adesioni e sostegni sulla carta ma difficilmente partiti e istituzioni genovesi saranno in piazza. Ci potrebbero essere invece diversi sindaci del ponente ligure.

Il piazza ci sarà il Pd che ha già aderito e il raggruppamento Più Europa, ma senza bandiere come esplicitamente chiesto dagli organizzatori che non vogliono “essere strumentalizzati da nessuna parte politica”. Il manifesto che convoca il presidio – ad un orario oggettivamente un po’ complesso, le 12 di domenica 20 gennaio – spiega le ragioni della mobilitazione che partono dalla necessità che Genova si doti di un “piano di sviluppo strategico medio-lungo termine e partecipato grazie anche alle migliori competenze locali e internazionali” alla necessità di realizzare “le infrastrutture necessarie e sostenibili che creano lavoro e rompono l’isolamento”.

Il terzo punto riguarda la modifica del sistema di finanziamento delle istituzioni locali, trattenendo una quota delle imposte generate dal porto per rilanciare lo sviluppo del territorio”.

M quindi il terzo valico e la Gronda li volete o no? “Personalmente credo – spiega Biolé – che se prima del crollo avessimo approntato il piano B forse saremmo messi un po’ meglio ora, ma nessuno di noi vuole propugnare un sistema che prevede una posizione aprioristica bensì proporre un percorso, anzi un metodo di confronto e ascolto tra la società civile il cui esito dovrà essere preso in carico dalle istituzioni”.

In questo senso anche va l’avvicinamento con le madamine sì tav torinesi: “A me sono piaciute perché sono persone competenti nei loro campi e si sono messe insieme per occuprsi della cosa pubblica gente che si occupa della cosa pubblica nel modo che piace a me. Può essere anche che la loro opinione non sia quella giusta ma a me piace che ci sia una società civile che si mobilita allo scopo di smuovere chi di quel problema si occupa di quel mestiere. ed è quello che vogliamo fare anche a Genova”.

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