"memoria corta"

Carige, “il salvataggio lo paghiamo noi”. La denuncia di Potere al Popolo: “Una volta salvata sarà svenduta”

"Si usano i soldi nostri per garantire ulteriori speculazioni"

banca carige
Foto d'archivio

Genova. “Il Sistema Carige era già scoppiato da un bel po’. Abbiamo tutti la memoria corta ma Giovanni Berneschi, l’ex Presidente di Carige è stato condannato nel febbraio 2017. Uno scandalo presto chiuso e raccontato come una normale storia da ladro di quartiere. Evidentemente in città nessuno lo conosceva”.

Con queste parole inizia il duro comunicato stampa di Potere al Popolo, che interviene sul cado Carige, uscendo dal coro della soddisfazione per la soluzione trovata dal governo.

“In tutti questi anni, la Carige ha rappresentato l’anello di congiunzione tra politica e affari in Liguria. La cupola era ben nota a tutti, dalle alte sfere della Chiesa a Scajola e Burlando. Un direttorio che ha finanziarizzato l’economia a Genova e in Liguria, lasciando marcire le attività produttive per concentrarsi su grandi opere utili solo a speculare”.

Sotto accusa l’intervento dell’esecutivo in soldo: “Il meccanismo del salvataggio è chiaro: si risana con i nostri soldi (fino a 4 miliardi secondo il decreto approvato ieri) per garantire che le speculazioni procedano. Non si salvano i correntisti (comunque già garantiti dalla legge fino a 100 mila euro), ci si preoccupa dei dipendenti, che sarebbe anche corretto, non fosse che poi non si muove un dito per frenare i licenziamenti di massa che stanno colpendo tutto il settore con la chiusura delle filiali di tutte le banche”.

Quindi “Dopo aver trasformato il debito privato degli speculatori colmi d’oro in debito pubblico si regalerà Carige risanata a qualche altro gruppo bancario. Perché di nazionalizzare la Banca, per farne almeno un patrimonio di tutti, proprio non viene in mente né a chi governava prima né a quelli di oggi. Il nuovo governo è perfettamente in linea con i governi precedenti e, in effetti, il PD non può che applaudire. Possono pure continuare a litigare su chi è più amico dei banchieri o su chi ha cominciato prima, tanto, a pagare saremo sempre noi cittadini e lavoratori”.

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