Genova. Il 26 febbraio è il giorno entro il quale Carige presenterà il piano industriale e quello – quindi – in cui si aprirà il campo alle manifestazioni di interesse per gli istituti che fossero interessati ad aggregare la “banca dei genovesi”. La fusione, o aggregazione, con altre banche è infatti – esclusa l’ipotesi di una ricapitalizzazione da parte degli azionisti – l’unica strada percorribile per tenere in piedi Carige.
Sì, ma quale aggregazione? Matteo Salvini, leader della Lega e ministro del governo, non ha nascosto la propria idea: portare Carige a nozze con Monte dei Paschi. Non quindi una statalizzazione diretta, come supposto dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti (smentito dai commissari di Carige) ma obliqua, attraverso quel 62,2% di quote di Mps di cui il Tesoro è azionista. Ostacoli a questa ipotesi? Non pochi. Tra cui il fatto che la banca toscana non sta andando affatto bene, neppure dopo il salvataggio da parte del governo Gentiloni, e unire due istituti di credito dalle performance non soddisfacenti non pare essere una grande idea. Ad ogni modo, se Carige vorrà apparire come un “buon partito” con cui accasarsi dovrà indicare nel piano industriale come abbia intenzione di liberarsi di almeno 1,5 dei 3,6 miliardi di npl, crediti deteriorati.
L’idea della statalizzazione di Carige, promossa a gran voce anche da Luigi Di Maio, l’alterego pentastellato di Salvini, proprio non piace al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Che su Facebook, ieri, non l’ha certo toccata piano: “Chi ritiene che l’Istituto debba essere nazionalizzato fa un esercizio di ideologia, non di economia. Buttare i soldi degli italiani per nazionalizzare le banche è un’idea vecchia e molto sbagliata, che il Paese ha già pagato, nessuno pensi di trasformare la nostra regione in un laboratorio di politiche neo-stataliste, pauperiste, inutilmente moralisteggianti, politiche di cui la Liguria si è liberata grazie al nostro Governo regionale visto che, qui, i grillini e le loro idee non hanno mai vinto, non dico un comune, ma nemmeno un municipio”.
In mattinata anche la dichiarazione dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico Andrea Benveduti: “Ben venga l’intervento dello Stato, prospettato dall’attuale governo, se serve a mettere in sicurezza Istituto, lavoratori, correntisti, piccoli risparmiatori e clienti. I mali di oggi arrivano dal passato, quando i management hanno portato al dissesto il primo istituto di credito della Liguria e i governi ‘tecnici’ e Pd hanno preferito girarsi dall’altra parte. Il rinnovo del contratto per l’erogazione dei servizi di tesoreria con Regione Liguria è tangibile dimostrazione che le istituzioni locali credono nel futuro di Carige e nelle sue professionalità interne. Siamo convinti che Carige potrà, anche in futuro, garantire al territorio quel supporto che solo una banca legata ad esso è in grado di offrire. In economia non esiste una ricetta per tutte le stagioni, in alcuni momenti storici lo Stato è risorsa preziosa per investimenti e ricostruzione del tessuto economico”.