Incertezza

Banca Carige: dai sindacati al governo via agli incontro istituzionali, ma il nodo resta Malacalza

Commissari al lavoro per trovare una soluzione all'indispensabile rafforzamento patrimoniale

Banca Carige

Genova. Via al giro di incontri istituzionali per i commissari di Banca Carige chiamati a gestire la banca e a trovare una soluzione per il rafforzamento patrimoniale.

Si parte con l’incontro con i vertici del ministero dell’Economia e probabilmente con lo stesso ministro Tria per trovare una soluzione alla crisi della banca ligure ed
evitare un contagio pericoloso. Con le strade che sono tre e intersecate tra loro: aumento di capitale, conversione del bond del Fondo interbancario in ‘equity’, matrimonio con un partner italiano o anche straniero con una forte presenza nel nostro Paese.

L’ex amministratore delegato Fabio Innocenzi con Pietro Modiano e Raffaele Lener iniziano comunque gli incontri in vista della stesura del piano industriale. Martedi’ l’appuntamento con i sindacati, rassicurati dalle prime uscite pubbliche dei nuovi
vertici ma preoccupati dai continui cambi di management negli ultimi anni e una vita media apicale di circa un anno. Poi sara’ il turno del Fondo interbancario, che molto difficilmente potra’ rivedere le condizioni del bond, e del ministero dell’Economia,
ai massimi livelli istituzionali.

Il confronto piu’ difficile e’ proprio quello con la struttura guidata da Salvatore Maccarone che, come tutti, avrebbe gradito proseguire sullo schema gia’ tracciato dell’aumento di capitale da 400 milioni. Ma la delega da Malacalza (azionista di
maggioranza con il 27,5% dell’istituto ligure) non e’ arrivata e ora bisogna capire come procedere per un banca che e’ al 10,8 di Cet1 rispetto a un minimo Bce di 9,75, ma che senza il bond da 320 milioni sarebbe a rischio ‘bail in’. I commissari vorrebbero trattare almeno sul tasso di interesse fissato al 13% se vi fosse l’aumento di capitale, ma che attualmente e’ al 16% visto che il processo di ripatrimonializzazione si e’ interrotto.

Un costo di oltre 50 milioni l’anno, chiaramente insostenibili dai conti normali di Carige. Il problema e’ che il Fondo e’ partecipato da tantissime banche e lo Schema volontario che ‘gestisce’ il bond approva le delibere con il 95% dei depositi aderenti. Un tetto altissimo e, se si considera che il bond per Carige ha assorbito per i piccoli istituti gran parte degli utili dell’anno, e’ chiaro che perlomeno se lo vogliono fare ben pagare.

Ovvio che il governo in questo senso puo’ fare qualcosa, mentre non facile appare l’approccio della Sga, la controllata del Tesoro che ha rilevato gli Npl delle banche
venete, nella riduzione dei crediti dubbi, circa 2,8 miliardi. I commissari su questo fronte stanno ovviamente pensando anche al mercato, mentre e’ aperto il confronto a distanza con i Malacalza, ancora il vero nodo della vicenda. La speranza di molti e’ che il pressing dei figli su Vittorio dia i frutti sperati e che l’azionista di maggioranza fornisca un via libera chiaro all’aumento di capitale.

Solo che la famiglia ci dovrebbe mettere altri 100 milioni abbondanti dopo i 420 spesi finora per un banca che ne capitalizza in Borsa ormai poco piu’ di 80.

Intanto l’advisor Ubs al momento non trova partner interessati: per ora non resta che lavorare al piano industriale e iniziare il giro degli incontri istituzionali.

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