Genova. Tra i motivi che hanno sostenuto la scelta della cordata PerGenova, ovvero quella composta da Salini Impregilo con Fincantieri e Italferr come progettista, c’è anche la solidità e l’affidabilità delle aziende. Abbiamo quindi cercato di capire quali siano i numeri dietro a chi ricostruirà il viadotto sul Polcevera. Perché ci sono alcuni dati interessanti, soprattutto sul fronte dell’andamento in borsa.
Oggi, all’indomani dell’annuncio dell’affidamento dei lavori per il ponte di Genova e dello sblocco del quinto lotto del terzo valico (opera in cui la società è impegnata) Salini Impregilo ha fatto segnare una crescita dello +0,96% passando al valore di 1,262 euro ad azione. Non molto ma, d’altronde, il gruppo è da altre faccende affaccendato se si tiene conto che solo il 7% del giro d’affari (6,5 miliardi all’anno) si verifica in Italia e che il portafoglio ordini supera i 34 miliardi. Con 35 mila dipendenti ha una consistenza molto diversa rispetto al gruppo Cimolai di Pordenone, spa non quotata: oltre 500 milioni di fatturato, 2600 dipendenti.
Però nell’ultimo anno Salini Impregilo, primo generale contractor in Italia, ha fatto segnare un crollo del valore delle azioni del 60%, con il minimo dal 2003 (anno della fusione tra Salini e Impregilo) e proprio ieri l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha rivisto l’outlook sul merito creditizio passando da stabile a negativo (il giudizio complessivo resta invece BB). Perché? Perché il costruttore dovrà restituire all’Autorità del Canale di Panama 334 milioni di dollari (si trattava di una controversia per un superamento di costi nei lavori del canale) e poi perché una buona fetta del patrimonio dell’azienda potrebbe finire nella creazione di una newco per acquisire Astaldi, altro colosso dell’edilizia, in crisi finanziaria (a Genova è legato alla crisi di Astaldi lo stand by nei lavori del nodo ferroviario).
Il 14 dicembre, il giorno in cui di fatto il sindaco-commissario sceglieva che sarebbero stati loro a costruire, sono stati effettuati acquisti di azioni di Salini Impregilo da parte di top manager della stessa società, l’ad Pietro Salini e i direttori generali Massimo Ferrari e Claudio Lautizi. Ognuno ha acquistato 100 mila azioni per un valore complessivo di 421 mila euro. L’acquisto è stato reso noto come da normativa.
Ricordiamo, in merito ai lavori per il terzo valico, che Pietro Salini ha ricevuto nel giugno scorso un avviso di garanzia, insieme ad altre 35 persone, da parte della procura di Genova nell’ambito delle indagini su presunte tangenti. In pratica, secondo i pm, i manager del consorzio avrebbero assegnato i lavori per il Terzo valico a imprenditori amici in cambio di mazzette. Oltre a quello di Salini, i nomi di Ercole Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e Andrea Monorchio. L’accusa è di turbativa d’asta. La società Impregilo, al tempo, aveva precisato: “Il dottor Salini non ha mai partecipato ad alcuna attività di valutazione delle offerte di gara, affidate agli organi tecnici di Cociv”.
L’altra azienda protagonista della giornata di ieri è Fincantieri, al 50% proprietaria della società di scopo PerGenova, insieme a Salini Fincantieri. Oggi ha segnato in borsa un +3,8%, nell’ambito di una performance annuale del -25,6%. Ricordiamo che solo il 28% circa delle azioni sono sul mercato, mentre il 71,6% del capitale sociale è detenuto da Fintecna (Cassa depositi e prestiti, quindi ministero del Tesoro).
Anche Italferr, che del ponte sarà progettista, è “statale”. E’ la società di ingegneria ferroviaria che si occupa di progettazione e direzione lavori per nuovi appalti, partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato a sua volta controllata dal Mef.