Dilemma

Ricostruzione del Morandi, la scelta di Bucci tra il convincente Cimolai e le spinte per un ponte “di Stato”

Oggi incontro con Toninelli: “Abbiamo visto i progetti”, la richiesta di dissequestro e la firma dell’intesa con Anac

Genova. “Abbiamo visto i progetti, i soldi ci sono, ce la faremo a ultimare i lavori sul ponte nel 2019”. L’insostenibile leggerezza di un post su Facebook è quella con cui il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Danilo Toninelli riassume l’incontro di questa mattina con il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci. All’appuntamento c’era anche il viceministro Edoardo Rixi. Oggetto dell’incontro, naturalmente, i piani di demolizione e soprattutto di realizzazione del nuovo viadotto. Disegni, costi, progetti, aziende coinvolte. Ma il dado non è ancora tratto.

Perché se da un lato la struttura commissariale sembra pendere maggiormente per il progetto Cimolai-Calatrava, perché più definito in termini di tempistiche, meno oneroso e inclusivo della parte di demolizione (ieri l’architetto spagnolo ha illustrato per ore la sua idea di ponte al sindaco Bucci), dall’altro proprio il governo pentastellato ha sempre spinto per una soluzione che includesse aziende di stato (e la cordata Salini – Fincantieri, con il gruppo cantieristico partecipato da Cassa depositi e prestiti, risponde pienamente alle richieste). Non solo, scegliere Cimolai, significherebbe per Bucci andare contro alle neppure troppo velate preferenze del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti di cui il sindaco stesso è stato, almeno inizialmente, una creatura politica. Quindi scegliere in autonomia non sarà semplice. Anche oggi il sindaco si è trincerato, almeno finora, in un rigoroso silenzio. Tornato a Genova dopo l’incontro di prima mattina a Roma, è arrivato a palazzo Tursi intorno alle 16e30.

L’opzione “cherry picking”, come già fatto per il progetto di demolizione, potrebbe cavare d’impaccio il sindaco-commissario ma in questo caso sono le aziende che potrebbero avere qualche resistenza di troppo. Salini Impregilo ha già fatto sapere che già così il lavoro sarebbe un’opera “pro bono”. Questo potrebbe liberare il campo a un accordo di diverso tipo, magari con il colosso dell’edilizia in una posizione più defilata, Cimolai come capofila di una nuova ati e l’acciaio di Fincantieri a garantire la presenza del partner statale o parastatale. Tanto più che la componente non “grillina” del governo non sarebbe così affezionata all’idea. Ma sono solo ipotesi.

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Quel che è certo, invece, è che oggi Bucci ha presentato in procura l’istanza di dissequestro per poter avviare la demolizione dei resti del viadotto Morandi. La decisione che spetta alla procura, potrebbe arrivare all’udienza dell’incidente probatorio del prossimo lunedì. I tecnici di Aspi hanno sollevato obiezioni sulla demolizione con esplosivo, sostenendo che parti della parte est andrebbero conservate ai fini della prova. La soluzione potrebbe essere un dissequestro della parte ovest, dove non si usa esplosivo, consentendo di conservare altri reperti.

Il decreto della struttura commissariale di assegnazione dei lavori demolizione è atteso per la giornata di venerdì. Quando il sindaco avrebbe voluto pubblicare anche l’altro, quello per i lavori di ricostruzione. Ma potrebbe essere necessario qualche passaggio in più.

Intanto, sempre oggi, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone e il commissario straordinario hanno firmato il protocollo di collaborazione per la ricostruzione del viadotto Polcevera. In base all’intesa, l’Anac verificherà in via preventiva gli atti delle procedure connesse agli interventi di demolizione, rimozione, smaltimento e conferimento in discarica dei materiali di risulta nonché di progettazione e ricostruzione dell’infrastruttura. I pareri saranno espressi entro due giorni lavorativi (contro i 7 previsti) dalla ricezione degli atti.

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