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#noinoncistiamo: anche in Liguria le adesioni alla campagna nazionale contro il decreto sicurezza

Il decreto sicurezza, secondo i promotori della campagna, aggrava le già precarie condizioni dei richiedenti asilo e produce ulteriore disagio sociale con cui i sindaci saranno chiamati a misurarsi

gruppo campagna #noinoncistiamo

Genova. I gruppi consiliari regionali di Rete a Sinistra/LiberaMente Liguria, Partito Democratico, Liguri con Paita, si sono schierati contro il “decreto sicurezza” approvato dal governo Lega-5Stelle. I capigruppo Pastorino, Lunardon e Boitano portano in consiglio regionale la campagna #Noinoncistiamo, partita da Italia in Comune e sostenuta da partiti politici, associazioni ed esponenti della società civile, con una mozione che esprime profondo dissenso per il contenuto del decreto e, nel frattempo, impegna la giunta a chiedere in conferenza Stato-Regioni, al Parlamento e al governo di intervenire con alcune modifiche sostanziali per:

richiedere che si preveda l’assenso preventivo dei sindaci all’apertura di strutture temporanee di accoglienza; trovare una soluzione per le persone che otterranno un permesso riconducibile al vecchio soggiorno per motivi umanitari che non potranno più essere accolti nei centri Sprar; dare possibilità ai sindaci, in quanto garanti dell’ordine e della sicurezza pubblica, di conoscere con certezza il numero dei richiedenti asilo effettivamente presenti sul proprio territorio, attraverso l’iscrizione all’anagrafe, e conseguentemente di poter determinare i servizi pubblici e sociali che i Comuni hanno l’obbligo di garantire; assicurare l’iscrizione nel registro anagrafico dei richiedenti asilo effettivamente soggiornanti nei territori di competenza; promuovere l’istituzione di un tavolo regionale di concertazione al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori e per elaborare modifiche migliorative da sottoporre al Parlamento.

Il decreto sicurezza, secondo i promotori della campagna, aggrava le già precarie condizioni dei richiedenti asilo e produce ulteriore disagio sociale con cui i sindaci saranno chiamati a misurarsi.

“Il decreto – si legge nella nota diffusa – escludendo dall’accoglienza all’interno dei progetti Sprar, a partire dal 5 ottobre, i richiedenti protezione internazionale e i titolari di permesso per motivi umanitari, indirizza di fatto verso i servizi a bassa soglia (mense, dormitori, docce, eccetera) e verso i servizi sociali e socio-sanitari locali tutte quelle persone, autorizzate a permanere sul territorio a cui sarà precluso l’accesso ai servizi fino a oggi erogati dai centri Sprar, in concorrenza con coloro che già vi si rivolgono, cittadini e non, peggiorando complessivamente la qualità e l’operatività degli stessi”.

Inoltre sulla base dei dati forniti dal ministero nella relazione illustrativa del decreto, si calcola che per la sola area metropolitana genovese, nei prossimi mesi, circa 800-900 persone che otterranno un permesso riconducibile al vecchio soggiorno per motivi umanitari si troveranno nella condizione di dover progressivamente lasciare i centri governativi senza poter accedere ai centri Sprar, ormai riservati solo ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati.

Si calcola inoltre che, a livello nazionale, saranno circa 30-40.000 le persone che nel corso del prossimo anno usciranno dai progetti d’accoglienza e finiranno sulla strada senza alcun aiuto.

Altro aspetto negativo, secondo i promotori è che “questo decreto cancellerà entro fine 2019 circa la metà dei posti di lavoro nei settori dell’accoglienza, a livello nazionale e quindi anche a livello locale. In tutta Italia sono circa 20.000 le persone che resteranno disoccupate nel giro di 12 mesi a causa di questo provvedimento. A questi si aggiungono quasi tutti i contratti a tempo determinato degli Sprar e dei Cas che già tra pochi giorni, entro la fine dell’anno, non verranno rinnovati a causa di un’altra legge di questo Governo: il decreto dignità. Migliaia di nuovi disoccupati, tra l’altro, quasi tutti italiani: a dimostrazione del totale cortocircuito in cui è finito il ministro dell’Interno, strenuo difensore, a parole, degli interessi dei suoi connazionali”.

«Un decreto inumano e incostituzionale, come ha fatto rilevare il Csm, che penalizza pesantemente le persone fragili presenti sul nostro territorio. Ancora una volta, il Decreto Sicurezza si conferma come un atto di questo Governo contro la povertà – dichiarano Lunardon, Pastorino e Boitano – Il provvedimento consegnerà alla clandestinità migliaia di donne e uomini, incrementerà l‘insicurezza sociale, produrrà migliaia di licenziamenti fra chi oggi si occupa di accoglienza; ma soprattutto non servirà in alcun modo a risolvere i nodi fondamentali posti dai flussi migratori che attraversano il nostro Paese e il continente europeo. Un provvedimento che evita accuratamente i veri problemi che attanagliano la sicurezza nel nostro Paese: le grandi famiglie mafiose, le attività criminali, lo spaccio di sostanze stupefacenti, il riciclaggio di denaro sporco e la tratta. Concentrandosi sempre sull’immigrazione, Salvini si fa protagonista di una battaglia ideologica che non migliora la qualità della vita, né degli immigrati né dei cittadini italiani. Un atto politico rispetto al quale esprimiamo il nostro totale dissenso, impegnando il presidente della Giunta regionale a intervenire in Conferenza Stato-Regioni e presso il Parlamento per correggere almeno le storture più evidenti».

 

 

 

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