Genova. Manifestazione di solidarietà per la 4 famiglie a rischio sgombero, occupanti dei locali di un palazzo in via Gramsci, il civico 11, di proprietà delle suore Filippine. L’ordine ecclesiastico ha dato disponibilità ad attendere, per chiedere lo sgombero, che le famiglie trovino una collocazione alternativa, ma questo non ha placato le proteste di realtà politiche, sociali e sindacali come AutAut357, LSOA Buridda, CSOA Zapata, NonUnaDiMeno, Partito Comunista dei Lavoratori, Potere al Popolo, SiCobas, GenovaAntifascista, USB e RifondazioneComunista.
Sabato pomeriggio in piazza Matteotti, il presidio “per non far passare sotto silenzio uno sgombero di lavoratori precari, donne lavoratrici sole e con figli e figlie, sotto il ricatto perenne per il solo fatto di essere stranieri in un momento di rigurgiti razzisti e legislazioni che colpiscono immigrati, poveri e sfruttati”, si legge in un volantino.
Il presidio proprio sotto i locali della Curia, a simbolo degli interessi, talvolta speculatori, di realtà legate alla chiesa. “Nonostante le parole di disponibilità a confronti e rallentamenti degli sgomberi, nonostante l’annuncio di quel presidio e la richiesta esplicita di un incontro, quei 4 nuclei, i solidali e le persone che si univano al presidio convinte dai discorsi, dalla lettera distribuita e dalle testimonianze, si sono trovati la porta chiusa e non hanno ricevuto nessuna risposta” si legge ancora nel volantino.
I nuclei familiari hanno anche provocatoriamente suonato al portone, intonato cori come “aprici aprici aprici la porta, Bagnasco aprici la porta”. A conclusione del presidio si è dato vita ad un corteo nei vicoli, concluso con altri interventi sul diritto alla casa, sulla lotta allo sgombero di Gramsci 11, sull’assenza di risposte abitative per la stragrande maggioranza delle persone – italiane e straniere.