Il racconto

Tre mesi sotto il Morandi per i volontari della protezione civile: “Un caffè o un sorriso e sai di aver fatto la scelta giusta”

Sotto il sole o con la pioggia a dare supporto agli sfollati. Gambino: "Fondamentali nel gestire l'emergenza"

"Non solo formaggio", enogastronomia di Millesimo (Redazionale)

Genova. Da oltre tre mesi sono sotto al ponte Morandi, ai limiti della zona rossa: hanno vissuto la tragedia in prima linea, hanno visto la disperazione di chi cercava un parente sotto le macerie, le lacrime degli sfollati, la rabbia dei genovesi che ancora non si spiegano quanto è accaduto. Poi le lamentele per le strade chiuse e ancora rabbia, e incredulità. Sono i volontari della protezione civile che anche oggi presidiano i due lati della zona ‘off limits’, dal ponte di ferro di Certosa e dal lato opposto verso Sampierdarena. Hanno passato il loro tempo libero sotto il sole di quella che è sembrata un’estate infinita e ora sotto la pioggia e il freddo sono ancora lì a regalare un sorriso a chi ne ha bisogno.

“Diamo un sostegno materiale ma soprattuto morale agli sfollati – racconta Luciano Costella, caposquadra del gruppo Genova Levante del Comune di Genova – ora assistiamo chi esce dalla zona rossa dopo aver recuperato cose da casa propria, prima ci occupavamo molto dei pasti che arrivavano via catering e venivano portati nelle tende allestite dagli sfollati che passavano qui tutto il giorno”.

Turni lunghi anche sette-otto ore, spesso faticosi: “A volte la stanchezza si fa sentire o anche il freddo, come in questo periodo, poi però arriva sempre la signora che ti porta il caffè o un cioccolatino, lo sfollato che ti saluta e ti dice grazie e la sera torni a casa con il sorriso stampato in faccia. Ho visto tanta tristezza e tanta rabbia in questi mesi, ho sentito persone che mi hanno detto che volevano farla finita, li ho abbracciati e consolati” ricorda con un po’ di commozione.

Costella, 50 anni, fa il volontario dal 2004, quanto l’azienda per cui lavora, l’Ilva, lo ha messo in cassa integrazione: “Sono 15 anni che faccio il volontario – spiega – dal terremoto dell’Abruzzo a tutte le alluvioni agli incendi, ma questa è un’altra cosa. Ma sono felice di passare tutto il mio tempo libero qui, per la mia città. Nella sfortuna della cassa integrazione, ho scoperto un mondo che mi fa sentire vicino all persone”.

“Il ruolo dei volontari della protezione civile è stato ed è fondamentale – dice il consigliere delegato Sergio Gambino – Attualmente i volontari presidiano i due point del ponte di Ferro e di via Fillak, e poi abbiamo volontari al Bic per aiutare gli sfollati con i pacchi. Ormai si tratta di una ventina di persone al giorno, ma siamo lì da tre mesi nei momenti di picco solo per la gestione dei pasti avevamo 60 volontari tra mattina, pomeriggio e sera”. Nella prima fase inoltre “i volontari hanno dato un supporto decisivo alla polizia municipale per i presidi attorno alla zona rossa, poi è arrivato l’esercito in aiuto ma questo ci ha consentito di liberare gli agenti di polizia locale che dovevano destinare agli altri servizi in città vista la situazione del traffico”.

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