Da harrod’s ai cinesi

Rinascente “ultimo atto”, 12 mesi di speranze e delusioni

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Foto d'archivio

Genova.  Alla fine, nonostante una breve proroga, doveva chiudere a fine Ottobre, e un’impennata delle vendite, dovuta alla politica di sconti, fino all’80%, Rinascente chiude i battenti, come aveva detto, poco meno di un anno fa, il 15 dicembre, l’amministratore delegato dell’ azienda Pierluigi Cocchini, che era venuto a Genova a confermare la notizia della chiusura, decisa a novembre. Una scelta maturata dal management nazionale perché: “Questo è un negozio che perde troppi soldi da troppo tempo – aveva detto l’ad alle istituzioni – e non possiamo permetterci di tenerlo aperto”. 

Da quel giorno, quindi, era iniziata una corsa contro il tempo per cercare una soluzione che potesse scongiurare la perdita di una sessantina di posti di lavoro e la scomparsa di un importante presidio commerciale, nel cuore della “City” genovese. Nei mesi scorsi era stato un succedersi di indiscrezioni, dalla possibilità di acquisto da parte di investitori stranieri, che era stata prospettata in uno dei tanti tavoli aperti con le istituzioni per scongiurare la crisi, all’interessamento da parte del gruppo che gestisce i magazzini Harrod’s di Londra, fino alla “fantomatica” cordata di imprenditori cinesi che, nell’area da 50mila m2, su tre piani, volevano realizzare un centro sportivo.

Tutte ipotesi rimaste senza conferma che, secondo voci di corridoio, si sarebbero scontrate con il costo, troppo alto, dello stabile. Notizie che si sono dimostrate senza nessuna concretezza e che, alla fine, hanno accompagnato i lavoratori alle grandi vendite e, infine, al giorno della chiusura. Resta la preoccupazione per il futuro dei dipendenti, dei 59 che erano in forza prima della decisione di chiudere sono stati solamente 14 a scegliere il trasferimento, mentre 4 hanno dato le dimissioni. Gli altri saranno tra poche ore sotto il grande magazzino, assieme ai sindacati, per l’ultimo presidio sotto la Rinascente.

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