25 novembre

#nessunascusa per la violenza, tra testimonial e persone comuni. In aumento le donne che si rivolgono ai centri

La campagna pensata dalla Regione Liguria raggiunge 150 mila persone. A denunciare solo soprattutto le donne italiane

"Non solo formaggio", enogastronomia di Millesimo (Redazionale)

Genova. La campagna social #nessunascusa, lanciata dalla Regione Liguria per la Giornata contro la violenza sulle donne, ha raggiunto fino ad oggi oltre 150.000 persone. Tra queste, ben 20mila hanno espresso sostegno con un like, con commenti di approvazione o modificando la propria immagine profilo con l’hashtag #nessunascusa.

Sono molti anche i volti conosciuti della politica, della cultura, dello spettacolo e dello sport che hanno accettato di fare da testimonial per gli spot e la cartellonistica, di pubblicare delle “storie” sui profili social o semplicemente di dare visibilità all’hashtag attraverso i loro profili social. I video della campagna verranno proiettati sullo schermo dello Stadio Ferraris di Genova in occasione del derby cittadino. Questi i nomi dei testimonial e delle personalità che hanno aderito alla campagna: Fabio Quagliarella, calciatore UC Sampdoria, Domenico Criscito, calciatore CFC Genoa e Nazionale Italiana; Maurizio Lastrico, attore e cabarettista; Niccolò Figari, pallanuotista Pro Recco, Tedua, rapper genovese; Massimiliano Rosolino, nuotatore e campione olimpico; Gabriele Lavia, attore, Neil Palomba, Presidente Costa Crociere, Marco Bussetti, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria, Enrico Bertolino, comico e conduttore televisivo, Francesco Bocciardo, nuotatore e campione paralimpico, Marco Bucci, Sindaco di Genova e Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria.

Le donne che si sono rivolte agli 8 centri antiviolenza della Liguria nel 2018 sono 1106, contro i 1009 dell’anno passato. Un aumento di quasi 100 unità per un 2018 che è ancora in corso e che quindi presenta un dato parziale, ma che evidenzia una tendenza chiara e netta: a fronte dei numeri in rialzo, aumentano anche le denunce e le campagne di sensibilizzazione evidenziano una maggiore efficacia rispetto al passato.

I centri lavorano di più e si prendono cura di un numero maggiore di vittime di violenza, riuscendo a dare vita ad un percorso di recupero e di reinserimento sociale. Nel 2017 erano state 523 le donne di cui i centri si erano fatti carico, mentre nell’anno in corso ammontano a 733, generando un aumento di 210 unità.

La violenze di genere non riguardano uno strato sociale in particolare, su un totale di 733 donne, 360 hanno un lavoro, 7 svolgono il ruolo di dirigente, mentre 150 svolgono un lavoro impiegatizio. Le donne senza un’occupazione sono 183 e risultano essere la categoria maggiormente colpita dal fenomeno della violenza. Per quanto riguarda la scolarizzazione le donne colpite in maggior numero (255) sono quelle in possesso del diploma di scuola superiore, mentre quelle con la licenza media sono 179, poco sopra il centinaio, 105 per l’esattezza, quelle che si sono laureate all’università.

L’analisi della nazionalità delle situazioni in carico ai centri antiviolenza conferma una maggioranza di donne italiane (492 su 733). Se a queste sommiamo i numeri relativi agli altri paesi dell’area europea, la percentuale arriva all’75% del totale. La seconda area di provenienza delle donne sono i paesi del continente americano, in particolare dell’America centro-meridionale e dell’Africa. Molto più ridotti infine gli accessi di donne provenienti dai paesi dell’Asia (17 casi).

Rispetto all’anno precedente si conferma il rapporto tra le donne italiane (67% del totale) e le donne straniere (33%).Dal punto di vista dei comportamenti degli aggressori, i dati raccolti dai centri antiviolenza evidenziano che nella maggioranza dei casi la stessa donna subisce contestualmente tipi diversi di violenze.

Nella grande maggioranza delle situazioni (643 casi) è presente violenza di natura psicologica (insulti, denigrazioni, ricatti, minacce, controllo), in 467 casi la violenza fisica.

Anche la violenza economica (controllo dello stipendio, impedimento a trovare un impiego, assunzione di impegni economici a nome della donna a sua insaputa o contro la sua volontà) è un fenomeno diffuso, rilevato in 279 situazioni. Altre forme di violenza, come la violenza sessuale sono rilevate con minor frequenza. Anche in questo caso il dato ricalca l’andamento dell’anno precedente.

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