Genova. “E’ il più grande sequestro di eroina degli ultimi 30 anni e il primo avvenuto con la tecnica della ritardata consegna e con consegna controllata” avvilendosi di un istituto previsto da legge 2006 che lo consente per identificare e smantellare la rete criminale”. Il colonnello Sandro Baldassarre della direzione centrale servizi antidroga spiega così l’importanza dell’operazione della Dda di Genova che ha portato al sequestro di 270 chili di eroina nel porto di Genova all’interno di un container proveniente dall’Iran.
Due chilogrammi di sostanza stupefacente sono stati lasciati invece nel cassone (che conteneva bentonite, una polvere bianca utilizzata nell’edilizia) che caricato su un camion da un ignaro spedizioniere è arrivata a Rosenthal dove sono state eseguiti due arresti di cittadini Turchi. L’operazione partita da cuna segnalazione della Dcsa condotta da Sco e squadra mobile insieme alle polizia di altri quattro Paesi.
“I nostri uomini hanno seguito lo stupefacente per tre giorni e tre notti attraverso cinque stati” spiega il dirigente della squadra mobile Marco Calì. “Dal punto di vista tecnico e procedurale solo pochi anni fa un’operazione di questo tipo sarebbe stata impensabile – spiega il direttore dello Sco Alessandro Giuliano – ci saremmo dovuti limitare al maxisequestro senza gli sviluppi investigativi che invece stiamo portando avanti”. L’obiettivo degli investigatori è anche quello di capire ci c’è dietro a un’organizzazione di questo tipo, con una certezza: “La droga non era destinata all’Italia”.
La nave “è arrivata a Genova il 17 ottobre” spiega Baldassarri e il rinvenimento dello stupefacente è stato facilitato “dalla collaborazione con l’agenzia delle dogane” che ha installato un nuovo scanner nella zona di San Benigno. Il valore complessivo del sequestro è di circa 10 milioni di euro spiegano gli investigatori, anche se sul mercato ovviamente sarebbe stato molto maggiore.
I dettagli
La nave “Artabaz” era partita dal porto iraniano di Bandar Abbas alla volta della Turchia e dell’Europa, toccando i porti di Amburgo, Valencia e Genova dove è arrivata il 17 ottobre. A Genova, sono stati sbarcati dalla nave 31 container. Dall’esame delle loro polizze di carico apparivano di particolare interesse nr. 3 container trasportanti bentonite, ovvero un minerale argilloso in polvere.
Gli approfondimenti investigativi sulla documentazione di trasporto facevano emergere forti dubbi sul reale destinatario della merce che figurava essere una ditta con sede in Repubblica Ceca.
D’intesa con la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, si è provveduto a perquisire e poi sequestrare parte del materiale stupefacente rinvenuto in uno dei containers, lasciandone una parte ivi occultata, che è stata costantemente monitorata anche attraverso attività tecniche. La medesima Autorità Giudiziaria ha quindi autorizzato personale della Squadra Mobile di Genova e dello SCO di Roma ad effettuare una consegna controllata transnazionale, risultata essere stata richiesta per la prima volta dall’Italia, con emissione di un Ordine di Indagine Europeo, indirizzato a vari Stati (Svizzera, Lussemburgo, Francia, Germania, Belgio ed Olanda).
Il materiale è stato quindi caricato su un tir che è stato pedinato discretamente dalla Polizia di Stato transitando per le frontiere di Svizzera, Francia, Belgio ed Olanda, attraverso il coordinamento del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e di Eurojust. Dopo un viaggio di tre giorni, i 2 novembre u.s., il mezzo è giunto in Olanda, località Roosendal, ove veniva fatto entrare in un magazzino, apparentemente in disuso, sito ad un indirizzo diverso da quello presente sulla documentazione di viaggio, al fine di scaricare la merce.
Come richiesto nell’ O.E.I. italiano, la Polizia olandese, congiuntamente al personale della Polizia di Stato ivi presente, ha fatto irruzione all’interno arrestando i soggetti presenti.
Le indagini proseguono al fine di risalire all’intera filiera che gestisce i traffici di droga che vedono il porto di Genova confermarsi, ancora una volta, quale importante crocevia per l’introduzione dei carichi di stupefacente, destinato anche al resto di Europa.