Genova. A preoccupare sono soprattutto le periferie, i quartieri dormitorio dove la disuguaglianza educativa è realtà, e poi quella percentuale – troppo alta – che vede il 26,9% dei bambini e adolescenti in Liguria vivere in condizioni di povertà relativa.
Lo rileva il nono atlante dell’infanzia a rischio – “Le periferie dei bambini” – curato da Save the Children, organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita e garantire un futuro ai bambini. Secondo l’analisi a Genova vivono in aree periferiche il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni, in quartieri dormitorio svuotati di giorno per effetto dei grandi flussi pendolari verso i luoghi di lavoro, privi di opportunità e poveri di relazioni sociali.
Differenze sostanziali tra una zona e l’altra riguardano anche i cosiddetti ‘neet’, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione: nel quartiere genovese di Carignano sono il 3,4%, mentre a Ca’ Nuova il 15,9%. Anche i dati tratti dai test Invalsi testimoniano il divario nell’apprendimento scolastico, che secondo i risultati riportati a Genova, hanno avuto miglior esito nella cintura metropolitana.
“E’ assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli – commenta il direttore generale di Save the Children Valerio Neri – rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi”.