Genova “Ci si aspettava un trend in calo e, invece, ogni anno, circa 4mila persone in Italia si scoprono sieropositive e in Liguria abbiamo tra le 100 e le 120 diagnosi di HIV. Di queste persone, purtroppo, circa la metà arriva già malata e, difficilmente, questei pazienti si riescono a salvare. Con le terapie del giorno d’oggi è veramente improponibile essere in queste condizioni”.
Giovanni Cassola, primario malattie infettive ospedale Galliera e consigliere Anlaids lancia l’allarme sul tema dell’HIV e, dal Congresso nazionale che si è svolto a Genova, ricorda i numeri di un fenomeno che continua ad assumere proporzioni drammatiche. L’AIDS, infatti, ha cambiato, in un certo senso, pelle, mantenendo, però, tutta la sua pericolosità. “Adesso il contagio è prevalentemente quello sessuale – spiega – che ha numeri tra il 90% e il 95%. La tossicodipendenza, che era stata all’inizio la causa principale dell’epidenmia in Italia adesso è molto limitata”.
Il problema, però, è anche sociale, la malattia, infatti: “Non è stata ancora sdoganata come le altre malattie ma viene visto ancora come un qualcosa di proibito, di cui non poter parlare”. Serve la prevenzi9ne, quindi, anche perché i rischi sono ancora altissimi. “Se vogliamo veramente debellare il problema dobbiamo cominciare a proporre il test in maniera sistematica, su larga scala – conclude Cassola – in modo da trovare il sommerso, ovvero quelle persone che, essendo sieropositive, continuano a contagiare”.