Nulla è cambiato

Da via Bertani a Giustiniani 19 a Pellicceria: a distanza di anni dagli sgomberi restano solo i buchi neri fotogallery

Pellicceria occupata è stata venduta all'asta quest'anno, mentre l'ex Buridda è ancora in vendita sul sito di Invimit

Spazi sgomberati e poi lasciati vuoti e nel degrado

Genova. In questo strano autunno dove con una città spezzata in due dal crollo del ponte e flagellata dal maltempo si torna a parlare di sgomberi di spazi sociali come fosse una priorità Genova24 ha deciso di compiere un piccolo viaggio a ritroso per vedere che fine hanno fatto gli spazi sgomberati in questi anni. Perché se per la giunta di centro destra la legalità è il dogma da cui non si può prescindere e l’assessore alla sicurezza Stefano Garassino ha ribadito più volte che “i centri sociali devono rispettare le stesse regole degli altri. Se hanno un progetto lo presenti no e vediamo se avranno i requisiti per avere uno spazio a canone agevolato”, è altrettanto vero e tangibile quanto i tanto applauditi (da destra, ma a volte non solo) sgomberi di edifici occupati non hanno poi avuto altro esito se non quello di riproporre luoghi abbandonati a loro stessi e al degrado, buchi neri dove qualcuno aveva creato spazi di socialità.

Via Bertani
Il viaggio non può non partire da via Bertani nel prospero quartiere di Castelletto. L’ex facoltà di Economia e commercio dell’Università di Genova, dopo anni di abbandono era stata occupata dal centro sociale Buridda: dieci anni di occupazione, eventi, dibattiti, cinema, palestre popolari e progetti, c’era il teatro, la scuola circense, i laboratori del FabLab. Ceduto dall’Università al Comune di Genova l’enorme edificio con giardino è stato sgomberato dalla polizia nel giugno del 2014 nel bel mezzo del mandato della giunta di centro sinistra: Marco Doria sindaco, in effetti, non è mai stato meno ‘legalista’ di Bucci e Garassino.

Spazi sgomberati e poi lasciati vuoti e nel degrado

Dopo un anno e diversi bandi andati deserti il Comune nella primavera del 2017 è riuscito a liberarsi del pesante fardello vendendolo a Invimit, società pubblica di valorizzazione immobiliare del ministero delle Finanze che a sua volta lo ha messo in vendita con l’idea di farci dei residence universitari. Al momento non si sono fatti avanti acquirenti. Il Buridda, pochi giorni dopo lo sgombero ha occupato l’ex magistero di Corso Monte Grappa di proprietà dell’Università di Genova. Anche in questo caso l’università ,in un momento in cui aveva bisogno di liquidità, ha tentato più volte di vendere l’edificio attraverso bandi pubblici che sono sempre andati deserti. Al momento sembrerebbe aver rinunciato.

Via Giustiniani 19
E’ stato in ordine di tempo il primo degli sgomberi degli anni recenti e uno dei più traumatici visto che non sono mancati momenti di tensione, rioccupazioni, denunce e processi. Ma gli anarchici che avevano occupato giustiniani 19 erano benvoluti dagli abitanti di quella parte di centro storico, zona spartiacque tra degrado e locali da ‘chupiti’ a 1 euro. Occupato alla fine di ottobre del 2011 è stato sgomberato nell’agosto successivo con un tentativo di rioccupazione durato solo alcune ore.

Gli ‘inquilini’ di Giustiniani 19 dopo aver brevemente occupato uno stabile alle Vigne avevano preso possesso di un palazzo occupato in vico Superiore di Pellicceria, sull’altra ‘rive’ del centro storico. Lo stabile, che prima dell’occupazione era sede di diverse associazioni, era giudicato inagibile. Di proprietà del demanio è passato a Cassa depositi e prestiti che, ancora dopo sei anni, non è riuscita a venderlo. Le facciate sono utilizzate come spazio dove ‘attaccare’ manifestini, da quelli politici agli eventi in città. I murales ovviamente son ancora lì e quella via è indubbiamente più povera.

Spazi sgomberati e poi lasciati vuoti e nel degrado

Il Mainasso in via Giustiniani 62
Occupato nel marzo del 2014 era un locale al piano strada, utilizzato come libreria anarchica e spazio di condivisione per eventi e presentazioni. E’ durato una manciata di mesi, sgomberato nel marzo dello stesso anno. Gli occupanti hanno trovato un altro piccolo spazio sempre in centro storico mentre il locale, di proprietà di Arte, è vuoto e abbandonato. E sono passato oltre 4 anni.

Spazi sgomberati e poi lasciati vuoti e nel degrado

Pellicceria occupata
Vico superiore di Pellicceria era stato occupato dagli anarchici sgomberati da via Giustiniani nel novembre del 2012. Dentro l’enorme stabile abbandonato (di proprietà di un gruppo di privati e in parte di Telecom Italia) c’era un po’ di tutto: una grande libreria al piano terra, un po’ il simbolo di Pellicceria con centinaia di volumi di ogni genere, ma anche la palestra dove settimanalmente si teneva un corso di autodifesa femminile, la ciclofficina utilizzata dal quartiere, i film settimanali.

Spazi sgomberati e poi lasciati vuoti e nel degrado

Ma i privati quello spazio su cui non riuscivano ad accordarsi volevano venderlo: e così è arrivato lo sgombero. Poi il giudice civile ne ha disposto la vendita per dare ad ognuno la sua parte. Si dice che sia stato il marchese Cattaneo Adorno a comprare il palazzo. Ma in concreto, come si vede dalle immagini, nulla è cambiato. Lo spazio è chiuso e sono i murales a ricordare chi lo aveva abitato. I murales e la parte frontale di una bici, laddove sorgeva la ciclofficina del quartiere, è ancora lì. Per il resto solo saracinesche abbassate e intorno, a pochi passi da via Garibaldi, spaccio e prostituzione.

Altre storie
La casa occupata sempre nel quartiere di Castelletto da un gruppo di anarchici tanti anni or sono e sgomberata nel 2009 è di proprietà dell’istituto Brignole, ma anche in questo caso, nessuno si è fatto avanti. Nove anni dopo. Ed è di poche settimane fa lo sgombero dello spazio libero Utopia a Multedo, un’area abbandonata del ponente, strapiena di amianto che gli occupanti avevano in quattro anni in parte bonificato oltre a renderla viva. Nel corso dello sgombero non sono mancati i segnali di solidarietà per chi aveva provato a portare un po’ di vita e socialità in un quartiere dove tutto manca e in un’area che nessuno vorrebbe. Si parla di una possibile futura isola ecologica per Amiu (che ha appena preso un’altra area di Eni in via dei Reggio), ma al momento non ci sono conferme.

Poi nelle ‘storie’ degli sgomberi genovesi ci sono anche quelle di case che sono stata invece assegnate come nel caso di vico Untoria o come nel caso di un pregiato stabile in piazza delle Vigne che dopo lo sgombero, venne ristrutturato e ora è un hotel a quattro stelle. Qualcuno potrà chiamarla gentrification’, ma è sempre meglio del vuoto non solo materiale che lasciano i luoghi abbandonati.

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