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Aiuti alle imprese colpite dal crollo del Morandi, ecco perché la “zona arancione” rischia di non avere senso

In settimana incontri tra i commissari e le parti sociali sulla definizione dei rimborsi, degli sgravi e degli ammortizzatori sociali. Ma i danni sono pesanti anche (e soprattutto) per chi sta oltre il confine di Certosa

manifestazione valpolcevera morandi

Genova. Nei prossimi giorni, già questa settimana, i commissari per l’emergenza e la ricostruzione Toti e Bucci dovranno tornare a incontrare le parti sociali per definire la questione del sostegno alle imprese colpite a vario titolo dal crollo di ponte Morandi e quindi sia il discorso dei rimborsi, sia quello della cassa integrazione e degli sgravi fiscali.

Ma se è chiaro a tutti che i soldi previsti dal testo del decreto Genova, in via di pubblicazione in Gazzetta ufficiale, rischiano di non bastare per tutti i lavoratori alle prese con stop o riduzione di produzione, con delocalizzazioni e addirittura chiusure definitive, c’è un’altra questione ancora non del tutto chiara: quella della zona arancione.

Perché il presidente della Regione ha parlato di criteri geografici con i quali sarà definita – si tratterà di pensare ad aree con diverse priorità d’intervento partendo da quelle prossime al viadotto crollato per estendersi fino alla zona di Certosa – ma la Camera di Commercio genovese ha fatto presente in maniera decisa come la geografia, con i danni subiti dalle attività, c’entri fino a un certo punto.

Basti pensare che tra le denunce di segnalazione danni diretti e indiretti una è arrivata da Madrid, altre dalla Sicilia. I modelli Ae presentati sono stati 797 e di questi solo 404 sono arrivati dalla zona rossa e da quella arancione (il 30% di quelle che ne avrebbero avuto diritto). La provincia, a parte Genova, che ha inviato più modelli è Milano (25) mentre fra i comuni spiccano le 24 denunce di Serra Riccò.

“La sensazione è che molte delle imprese della zona rossa e arancione abbiano rinunciato in partenza a partecipare alla conta dei danni, o perché scoraggiate dalla mancanza di certezze sui fondi disponibili per gli indennizzi o perché non informate a sufficienza – dice il presidente della Camera di Commercio di Genova Luigi Attanasio – Quel che è certo è che si tratta di una questione non genovese ma nazionale, come dimostrano le oltre 100 denunce arrivate da fuori Liguria e la loro distribuzione in tutto il Paese. Ma soprattutto, aldilà delle denunce presentate preoccupa l’impatto sulle attività portuali e logistiche e sull’economia turistica, che va ben oltre gli importi segnalati e che stiamo cercando di stimare con altri strumenti”.

Tuttavia sembra che per quanto riguarda gli indennizzi la perimetrazione della zona arancione sarà limitata al raggio, su sponda destra e sinistra del Polcevera, che va dal Campasso a Rivarolo. Per gli altri, se mai, si ragionerà di zona franca urbana o di ammortizzatori sociali.

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