Genova. Non si ferma la polemica e il dibattito sul materiale video relativo alla tragedia di Ponte Morandi: dopo le pubblicazioni dei giorni scorsi di nuove immagini da parte della Guardia di Finanza, sono in molti a sollevare dubbi, e a riproporre inquietanti interrogativi, più o meno verosimili.
Da Teramo arriva il secondo esposto depositato in procura per manomissione del materiale reso pubblico nei giorni scorsi: autore della denuncia Luciano Consorti in qualità di Presidente e Direttore Editoriale della testata giornalistica “Dipartimento Europeo Sicurezza Informazioni“, che già nelle scorse settimane aveva analizzato e criticato le immagini diffuse.
Se nel primo esposto si denunciavano dei tagli, e quindi delle manomissioni, Consorti oggi torna a denunciare possibili depistaggi: il video integrale del viadotto, secondo la sua analisi, presenterebbe anomalie visive nell’area del pilone, mentre il video delle telecamere dell’isola ecologica presenterebbero dei tagli non spiegabili e dei riferimenti orari non coerenti con quanto fino ad oggi noto.

Ma un altro interrogativo sul materiale video arriva proprio dalla relazione del Mit, depositata nei giorni scorsi: secondo quanto scritto nel verbale a pagina 68, consultabile on line, la commissione non ha potuto visionare il video “probabilmente di alto contenuto informativo”, è stato descritto e testimoniato alla stampa estera, cioè ad alcuni giornalisti del New York Times. Da questa visione la redazione del giornale americano, infatti, ha proceduto alla ricostruzione del crollo.
Nella relazione, come è noto, si parla di due ulteriori video dell’evento nelle mani della procura, recuperati dalle telecamere di sicurezza della Ferrometal e dell’Ansaldo Energia. Video che non sarebbero stato fatto vedere alla commissione d’inchiesta del Mit. In questo caso, però, va ricordato il fatto che la stessa procura sta indagando anche all’interno dello stesso ministero, per cui, forse, più che un “ostacolare” è un preservare le indagini.