Genova. “Tutti hanno interesse che i lavori si facciano più velocemente possibile, nel modo migliore possibile”, così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, a margine del convegno sugli appalti pubblici organizzato dall’Università e dalla prefettura di Genova a palazzo Ducale. Cantone, nei giorni scorsi, aveva evidenziato alcune lacune nel decreto Genova sul tema del rischio di infiltrazioni mafiose.
“Credo sia corretto nell’ambito dei rapporti istituzionali che eventuali criticità vengano evidenziate prima e non dopo – ha affermato – è nostro obbiettivo, come autorità di prevenzione, provare a intervenire prima piuttosto che dopo. In parlamento, quando sono stato audito, ho indicato quali ritengo essere i problemi, poi non spetta a me fare proposte o dare un giudizio, ma al parlamento stesso”.
“Delle mie perplessità – continua il presidente dell’Anac – ho parlato personalmente con il vicepremier Matteo Salvini e con il presidente del consiglio Giuseppe Conte, ma sono perplessità che vanno in una logica collaborativa, cioè proviamo davvero a far partire il più velocemente possibile i lavori di demolizione e ricostruzione evitando che si verifichino intoppi poi”.
Sono due i nodi, secondo Cantone, il primo è che il quadro delle regole è complesso, perché soprattutto la i regolamenti europei in tema di appalti non sono semplici da applicare, il secondo è – appunto – l’assenza di riferimenti specifici alle norme antimafia. “Più tardi incontrerò il commissario Bucci – conferma – e cercherà di capire quali siano le sue idee in tal senso”.
“Non credo che la sentenza di Maglio 3 abbia cambiato moltissimo – conclude “mister anti-corruzione” – credo che pensare che ci siano luoghi nel nostro Paese la mafia sia estranea sia un’illusione che ormai nessuno coltiva davvero, la sentenza certifica un dato naturale, la famosa “linea della palma” si è molto alzata”.
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