Dal finestrino

Ponte Morandi negli occhi di una pendolare: “7.40, stesso treno da 20 anni ma dovremo fare i conti con una nuova immagine quotidiana”

Abbiamo pubblicato il racconto di una cittadina della Valpolcevera - dal 4 ottobre le linee ferroviarie a fianco alle macerie sono state ripristinate - e il video di un lettore, appassionato di trasporti

Genova. “4 ottobre 2018: riapre la linea ferroviaria via Busalla-Isola. Da oggi, l’attraversamento della Valpolcevera alla luce del sole ridiventa quotidianità per migliaia di pendolari. Treno delle 7:40, lo stesso da più o meno 23 anni. Trovo posto lato ovest, vicino a un finestrino. Nessuno, intorno, sonnecchia: sguardi nervosi che di solito non incrocio mai vagano inquieti, i cellulari tra le mani sono già predisposti in modalità fotocamera o video. Sono seduta ma lo stomaco mi si stringe e inizio a tremare un po’: all’improvviso ho afferrato che da ora devo fare i conti con una nuova immagine quotidiana“.

Inizia così la riflessione di una cittadina della Valpolcevera, Silvia, che ieri mattina prendendo il treno come sempre, ma sulla linea riaperta proprio a fianco ha realizzato – ancora una volta – come la vita di un’intera città sia mutata. L’abbiamo pubblicata insieme alle immagini che Silvia, come leggerete, non è riuscita a registrare. E che invece sono state catturate da un altro affezionato lettore (quando fa video si fa chiamare Treni by Carme Fastfurios).

L’immagine è quella di uno strappo, lo strappo causato dalla morte violenta del Ponte.
Non è solo l’orribile concretizzazione della stoltezza e della sciatteria umana quella che mi si para davanti quando la visuale si libera dall’ostacolo dei vecchi edifici industriali.
È uno strappo che lacera il mio immaginario quotidiano e modifica così una parte importante del mio vissuto.
Ed è uno strappo collettivo, che andrà preferibilmente cicatrizzato a livello di comunità.

torrente sturla vegetazione e vipera

I monconi stanno lì, appena sopra le nostre teste, filmati e fotografati da miriadi di occhi digitali incollati ai finestrini; a pochi passi dal mio treno che attraversa lento la rovina, quattro vigili del fuoco stanno in piedi fermi davanti all’enorme iceberg di cemento, forse pianificando le mosse della giornata.

Volevo fare una foto anch’io ma per il tremore delle mani mi si è chiusa la fotocamera nel momento cruciale. Così è finita che mi sono ritrovata a guardare quel vuoto a occhi nudi.
Oggi scendendo a Principe mi tremavano un pochino le gambe; ma da domani in poi, poco a poco, la quotidianità mi abituerà all’indifferenza. Forse andrà meglio nei prossimi giorni e forse riuscirò a fare una foto. Intanto ho scritto questo per non dimenticare.

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