Genova. Riprendono gli interrogatori delle persone informate dei fatti nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Stamani, davanti ai pm e agli uomini del primo gruppo della guardia di finanza, verranno sentiti Assunta Luisa Perrotti, capo dipartimento al ministero delle Infrastrutture, e Fabio Brancaleoni, ingegnere della Edingegneria, società romana che face uno studio sul progetto di retrofitting nel 2017.
Nei prossimi giorni, i finanzieri presenteranno ai magistrati un elenco di nomi che potrebbero finire sotto inchiesta. Si tratta di una cinquantina di persone che si occuparono a vario titolo del viadotto nel periodo compreso tra il 1992 e il 1995. In questa lista ci sarebbero anche gli allora vertici di Anas. L’arco temporale, secondo quanto trapela in procura, non è casuale.
Nel 1992, infatti, venne eseguito il lavoro di manutenzione sulla pila 11, rinforzando gli stralli di quella parte del viadotto. E a quell’epoca, i poteri di vigilanza spettavano ad Anas a cui, dal 2013, è subentrata la Direzione generale del ministero delle Infrastrutture. Tra le persone che potrebbero finire nel mirino degli investigatori anche dirigenti e tecnici che si occuparono proprio di quei lavori. Gli investigatori stanno cercando di capire, infatti, se quando venne progettato il rinforzo della pila 11, si fosse già a conoscenza dello stato di ammaloramento delle pile 9 (quella crollata) e della 10 e perché non si intervenne all’epoca.
Il progetto di retrofitting su quelle pile, infatti, venne deciso nel 2015 quando Aspi commissiono’ uno studio prima al Cesi e poi al Politecnico di Milano. Il progetto venne approvato definitivamente a giugno del 2018, ma i lavori sarebbero partiti solo molto dopo, e non erano previste limitazioni al traffico sul viadotto.