Genova. Uno dei primi risultati del decreto Genova? Che gli sfollati di ponte Morandi possono dire addio, per ora, alla seconda tranche di aiuti a fondo perduto da parte di Autostrade.
La società concessionaria, che ha già versato complessivamente oltre un paio di milioni di euro sui conti correnti di chi è stato fatto evacuare dalla propria abitazione (circa 10 mila euro a testa) e di alcune imprese della zona arancione, aveva avviato un dialogo con le istituzioni locali e i cittadini sfollati per aumentare i contributi a fondo perduto ma, dopo aver letto nero su bianco – nel decreto Genova – che non sarà Aspi (né alcun altro soggetto che tragga guadagno da pedaggi) a ricostruire il ponte, tutto si è bloccato.
“E’ stata una trattativa in discesa – spiega Luca Fava, uno dei più attivi cittadini del comitato di via Porro e via Campasso – prima ci hanno detto che la seconda tranche di contributi sarebbe stata valutata caso per caso, a seconda delle reali necessità, poi che quei soldi sarebbe stati considerati un acconto sul Pris, vale a dire sulla partita degli indennizzi, adesso chiusura totale”. Anche l’assessore al Bilancio Pietro Piciocchi, che ieri insieme al sindaco Bucci ha incontrato i comitati, allarga le braccia. “D’altronde se il governo vuole revocare loro la concessione è ovvio che si chiudano i rubinetti”.
Il comitato di sfollati, in tal senso, è preoccupato anche per il futuro. Chi pagherà per le case che hanno perso? Fino a oggi si pensava che sarebbe Autostrade ma il rischio di ricorsi e di scontri potrebbe far saltare tutto.
La posizione di Autostrade. “A fronte della richiesta dei cittadini di avviare una seconda tranche di contributi tramite una “erogazione liberale”, Autostrade per l’Italia ha proposto di erogare il contributo come acconto del sistema di provvedimenti che il Pris Regione Liguria sta definendo”, precisa Autostrade in una nota in serata. “Il comitato sfollati ha ribadito la richiesta di ricevere il contributo sotto forma di erogazione liberale e la società si è riservata di approfondire la fattibilità della richiesta, anche alla luce dell’entrata in vigore del Decreto Genova e in attesa della nomina del Commissario con il quale raccordarsi sul tema”. Nella nota si sottolinea come sia stata già “accordata l’erogazione di un ulteriore contributo economico agli sfollati titolari di mutui, ai quali le banche non hanno sospeso le rate”. Sarà erogato inoltre un contributo economico anche a quei nuclei familiari che nelle ore successive al crollo del ponte hanno dovuto lasciare la propria abitazione ma che dopo 5 giorni hanno potuto fare rientro nelle loro case, poi escluse dalla zona rossa.
Oggi intanto i cittadini di via Porro e via Campasso avranno un’importante riunione operativa sul tema del rientro temporaneo nelle abitazioni abbandonate. L’incontro sarà con i vigili del fuoco e i tecnici del Comune e verterà su un piano per il rientro. “Ci hanno chiesto – continua Fava – di stilare le nostre necessità per quanto riguarda il recupero degli oggetti personali, in modo da poter programmare al meglio. Appena i sensori montati sul viadotto diranno che si può andare, saremo accompagnati, il sindaco si è detto ottimista e vogliamo credergli”. Uno degli obbiettivi degli sfollati è avere più tempo e spazio possibile per recuperare le proprie cose. “Un letto o una cucina magari no, ma tutto quello che sta dentro gli armadi, tutti i ricordi, un computer, la bicicletta di un bambino, sì”.