Certosa, l’aiuto al mercato arriva dal Buridda. Gruppo di acquisto solidale per non lasciare solo il quartiere
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Genova. Un meccanismo molto semplice: se non puoi fare la spesa direttamente, fai una lista, la invii e poi vai a ritirarla in un punto di distribuzione. Su questo schema si inserisce l’iniziativa del Laboratorio sociale occupato autogestito Buridda, lanciata a seguito del crollo di Ponte Morandi a sostegno del tessuto sociale del quartiere.
Un quartiere, quello di Certosa, che rappresenta bene la “frontiera” cittadina: abitanti di diverse nazionalità, marginalità urbana, economia precaria, a cui si è aggiunta la maledizione del ponte crollato che ha allontanato ancora di più questo pezzo di città dal centro.
Per questo motivo, aiutare il tessuto economico a “reggere” l’impatto ha il significato di tutelare un quartiere, evitando desertificazione, isolamento e ulteriore “retrocessione” sociale, alla luce di una città sempre più divisa tra “sopra e sotto”.
Da qui l’idea dei ragazzi del centro sociale Buridda, di dare una mano agli operatori del mercato di Certosa, vero cuore pulsante di un territorio retto da chi lo vive e da chi ci lavora: fare la spesa e portarla fuori “dal recinto”, attraverso i meccanismi tipici dei gas (gruppo di acquisto solidale).
Sul sito, e sulla pagina facebook, del Buridda si possono avere le disponibilità settimanali di cosa comprare, per poi fare l’ordine (entro il giovedì sera): raccolte le liste, gli autonomi “vanno a fare le spese”, che consegneranno degli acquirenti il sabato mattina, presso la sede di corso Montegrappa, per il centro, o al ristorante Chico Mendez per Sampierdarena.
Un’iniziativa che ha già alcune decine di sostenitori, e che sta creando un meccanismo virtuoso per aiutare in maniera sostenibile la piccola economia del quartiere più a rischio di Genova.