Potrebbero essere almeno 500, un 10 per cento dei 5 mila dipendenti del Comune di Genova che, a brevissimo, inizieranno a lavorare a casa, per un totale di 4 giorni al mese. A spiegarlo l’assessore al Personale del comune di Genova, Arianna Viscogliosi, che questa mattina ha partecipato ai lavori del tavolo organizzato dalla rete cittadina per lo smartworking.
Una necessità che ha subito una forte accelerazione dopo il tragico evento del Ponte Morandi e che vede il Comune di Genova come parte attiva per rendere possibile l’avvio dello smartworking che, oltre al vantaggio per i dipendenti, rappresenta anche un valido aiuto per alleggerire la mobilità in città.
L’attuale situazione di emergenza, infatti, considerando anche l’avvicinarsi del periodo autunnale con possibili allerte meteo, spinge ad attuare azioni per facilitare gli spostamenti e non creare maggior disagio ai dipendenti.
“Nella giunta di domani porterò la delibera, immediatamente esecutiva, per adottare il regolamento – ha spiegato – e già da venerdì gli uffici saranno pronti. In pratica verrà firmato un accordo tra direttore e dipendente per delineare gli obiettivi che dovranno essere raggiunti. Ci sono, ovviamente, anche altre clausole, che sono legate agli aspetti di sicurezza e a quelli assicurativi”.
Al tavolo, oltre al comune anche gli altri enti locali, che fanno parte della “Rete cittadina di Regione Liguria”, da Citta Metropolitana a Camera di Commercio, da Asl3 Genovese, Università di Genova, A.Li.Sa. In campo, però, anche le aziende private, come ABB, Istituto Italiano di Tecnologia, RINA, Siemens e Esaote.
“Visti i forti disagi, assieme alle organizzazioni sindacali stiamo introducendo una maggiore flessibilità per chi lavora ogni azienda – spiega Gianluca Barbato, Direttore Personale Esaote – e stiamo studiando un progetto pilota di smartworking che, inizialmente, coinvolgerà una quarantina di dipendenti, tra progettisti e amministrativi”.
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