Genova. Dopo la denuncia di un sindacato dei Vigili del Fuoco, anche i cittadini si mobilitano contro lo “spettro” dell’amianto, che da qualche giorno incombe sulle macerie del Morandi.
“Non sappiamo cosa abbiamo respirato in queste settimane – dice Enrico D’Agostino, rappresentante del Comitato Liberi Cittadini di Certosa – Arpal dice che tutto è a posto, ma vogliamo vedere i dati”.
L’allarme amianto al momento non è ufficializzato, ma gli indizi di una potenziale presenza nelle variegate macerie derivanti dal crollo di Ponte Morandi sono molte: “Gli anni in cui sono stati costruiti i capannoni e le abitazioni coinvolte sono quelli in cui l’Eternit era utilizzatissimo – sottolinea D’Agostino – e abbiamo paura che le nostre supposizioni sia purtroppo vere”.
Il prime pensiero però va a chi in queste settimane in quelle macerie ha lavorato, e respirato, senza sosta: “Con questo sospetto, vedere decine di Vigili del Fuoco e volontari all’opera senza le protezioni di sicurezza è una sofferenza per tutti”.
Ma non solo: i molti camion che fanno spola per portare via le macerie, viaggiano “scoperti”: “E’ una delle nostre richieste – spiegano dal comitato – i tir viaggiano con i cassoni scoperti, permettendo alle polveri di attraversare la città. Una minima precauzione sarebbe quella di bagnare il carico prima di movimentarlo, ma non fanno neanche quello”.
Nei prossimi giorni il Comitato presenterà una lettera aperta, per chiedere risposte rapide e certe alle istituzioni: “Abbiamo avuto rassicurazioni informali, ma se da un lato Arpal dice che è tutto regolare, dall’altro conferma di non aver installato centraline e strumentazione idonea alla analisi dei dati”.
Oltre al danno, quindi, i cittadini temono la beffa, una tragica beffa: “D’altronde i danni dell’amianto arrivano dopo trent’anni – sottolinea sarcasticamente e amaramente D’Agostino, ricordando l’intercettazione famosa di alcuni tecnici Cociv finita nelle indagini sugli appalti del Terzo Valico – e oggi abbiamo tutela zero”.