Genova. Il caos viario in cui è stata gettata la città dopo il crollo di Ponte Morandi sta mettendo a dura prova la vita stessa della città, schiacciata tra l’incudine del traffico privato e il martello delle esigenze economiche dell’industria portuale.
Il nuovo assetto pensato per ovviare alla mancanza dell’importante viadotto, ha di fatto spostato il traffico dell’A10 su Lungomare Canepa, divenuta vera e propria autostrada urbana. A subirne le conseguenze i cittadini residenti della zona, già da mesi al centro della cronaca cittadina per le proteste contro alcuni “dettagli” della nuova strada a mare.
Dopo l’abbattimento del “muro di Be(r)lino” da parte di Bucci, le promesse dell’amministrazione sulle modifiche del progetto per tutelare la qualità della vita dei residenti sembrano essere state congelate con la subentrata emergenza. Da qua nascono le paure dei cittadini, che temono in un rimandare “sine die” delle opere di mitigazione attese.
“Siamo pessimisti – dice Silvia Giardella, una delle fondatrici e promotrici del Comitato Lungomare Canepa – il rischio è che con il prolungarsi della emergenza questa parte di città vada verso una desertificazione”-
Ad aumentare lo sconforto le recenti decisioni dell’amministrazione di ampliare a due corsie la viabilità di via Sampierdarena, eliminando decine di parcheggi: l’economia della zona è in picchiata, e questo potrebbe essere il colpo di grazia.
“Come cittadini vogliamo sapere cosa intende fare l’amministrazione per tutelarci contro l’aumento dell’inquinamento dovuto al traffico aumentato in maniera esponenziale – continua Giardella – mesi fa abbiamo chiesto l’installazione di centraline per controllare l’aria, ma non è stato fatto nulla”.
Ma non solo: nell’ottica di portare avanti i lavori nel più breve tempo possibile, i cantieri procedono a ritmi serrati, rendendo impossibile il riposo notturno: “Tra le richieste che avevamo fatto anche alla Regione c’era quella di prevedere la costruzione di una galleria fonoassorbente – spiega – cosa che secondo alcuni esperti sarebbe da prevedere prima della chiusura dei lavori, per dovere evitare ulteriori interventi e disagi. Vogliamo avere delle risposte certe in merito”.
Queste ed altre richieste sono state portate in discussione nell’ultimo consiglio municipale, ma dalla amministrazione civica “Non c’è stata nessuna risposta chiara – commenta Giardella – solo solidarietà, ma senza dati e tempistiche certe”.
Ad oggi si parla di compensazioni che arriveranno “dopo l’emergenza”, ma il rischio è che col passare del tempo, quella parte di città diventi sempre deserto di asfalto e acciaio. Un nuovo buco nero in una città meravigliosa, ma non per tutti.