Protesta in regione

Crollo ponte Morandi, gli sfollati chiedono “rispetto”: “Siamo persone, non aziende”

Gli sfollati chiedono di essere coinvolti nei progetti di demolizione e soprattutto "una sistemazione definitiva"

Genova. “Ci siamo prima noi, siamo persone non siamo aziende” urlano gli sfollati di via Porro e via Fillak dagli spalti del consiglio regionale. Sono stati composti e in silenzio ad ascoltare la relazione puntale del commissario straordinario per l’emergenza Giovanni Toti nella seduta congiunta del consiglio regionale e di quello comunale, ma poi sono esplosi e hanno deciso di far sentire la loro voce. “Vogliamo la casa, così sembriamo nomadi” dicono ancora e poi in coro “Rispetto, rispetto”.

Il video della protesta in aula: “Rispetto, Rispetto”

A spiegare le ragioni della presenza in consiglio regionale e della protesta è il portavoce dei comitati Franco Ravera: “Chiediamo alle istituzioni di sottoscrivere i vari punti presentati dagli sfollati. sono punti di tutela rispetto a una condizione che non è stata voluta ma è stata causata da autostrade ma anche in parte secondo noi dall’indifferenza delle istituzioni che avrebbero dovuto fare i controlli che chiedevamo da 10 anni”.

Gli sfollati del ponte Morandi chiedono anche di essere coinvolti nelle decisioni: “Chiediamo di essere coinvolti, coinvolti nelle scelte, nel piano di demolizione di Autostrade – spiega ancora Ravera – noi vorremmo rientrare nelle nostre case oppure avere una sistemazione definitiva perché le persone che sono qui vivono tutte in albergo o in sistemazioni temporanee”.

 

“Ero entrata li da 4 giorni è ancora tutto lì nelle scatole” racconta una ragazza mentre una signora anziana mostra sul cellulare un quadro che vorrebbe recuperare: “C’è un fulmine e una donna che scappa – spiega – e dietro la possibilità di una vita normale”. Quella che gli sfollati del ponte Morandi non sanno quando avranno di nuovo”.

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