Genova. La Superba, stretta tra mare e montagne, non conosce praticamente pianura. Da sempre strade e vie di comunicazione hanno dovuto fare i “salti” per attraversare il territorio di Genova.
Gli innumerevoli ponti, viadotti e passerelle che compongono la rete viaria della città sono stati costruiti per lo più negli anni sessanta e settanta, gli anni del “boom”, come il tristemente noto Ponte Morandi. Ma qual è il loro stato di salute? Abbiamo provato a farci un’idea andando a vederne alcuni da vicino.
Sono soltanto una piccola parte delle infrastrutture che collegano la nostra regione, e sono quasi tutte coeve: alternano sistemi di costruzione differenti ma sono figli delle stesse tecnologie, che oggi, decenni dopo, necessitano di un cura rafforzata per via della loro “naturale data di scadenza”. Ecco quello che abbiamo visto.
La prima tratta dell’A12, tra Recco e Rapallo, fu inaugurata nel 1965, mentre nell’anno successivo fu tagliato il nastro del troncone tra Nervi e Recco. In questa parte di autostrada è presente il viadotto Bagnara, che “vola” sopra l’omonima vallata delle alture di Quinto per 263 metri, a un’altezza variabile che sfiora i 70 metri nel punto più alto.
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A sorreggerlo quattro piloni rastrellati le cui condizioni hanno più volte destato preoccupazione alla popolazione. Visti da vicino presentano diverse crepe, all’apparenza superficiali, e sono molti i tondini di acciaio arrugginito che emergono dal cemento. Qualche anno fa sono stati effettuati lavori di manutenzione, e alla vista, infatti, appaiono con l’intonaco “rattoppato” in più punti. Si contano molte di quelle che sembrano in apparenza essere infiltrazioni e venature. Impossibile, ovviamente, commentare la stabilità della struttura con una visita superficiale come la nostra, ma il dato è che dopo oltre 50 anni il Bagnara appare, e sottolineiamo appare, per lo meno segnato dagli anni di servizio.
Ma anche la viabilità urbana ha i suoi problemi: Corso Europa, l’arteria “pedemontana” fulcro viario del levante cittadino costruita tra il 1956 e il 1964, è costituito da diversi ponti che portano tutti i segni del tempo, e delle traffico, che hanno sostenuto. In particolare abbiamo fatto visita a quello che attraversano la valletta di via Palloa e a quello che scavalca lo Sturla.
In entrambi i casi “il sotto” si presenta come scalcinato in più punti, con diverse infiltrazioni e fessure, anche in questo caso all’apparenza superficiali, mentre il sopra, il manto stradale, è segnato da crepe che misurano anche diversi centimetri.

Il dato che aggiunge preoccupazione è che sotto queste infrastrutture passano tubature di gas e acqua, che insieme ai ponti che le sorreggono, da anni stanno subendo il logorio degli elementi, tra infiltrazioni, ruggine e movimenti strutturali.
Decisamente inquietante, invece, la condizione della passerella in cemento armato di via Sartorio, che scavalca Corso Europa all’altezza di Quarto, nei pressi di via Carrara: il ponte pedonale, infatti, appare orami praticamente staccato dai bordi laterali, tanto che anche le ringhiere risultano spaccate e divise da diversi centimetri.
Le spalle su cui si appoggia la struttura, inoltre, presentano evidenti segni di cedimento: una situazione che ha diverse responsabilità, private ma soprattutto pubbliche. Stiamo parlando di incolumità: sotto quella passerella, ogni giorno, transitano migliaia di auto, bus, moto e persone.
Uno scenario che risulta essere cosa ben lontana da quell’idea di sicurezza e di decoro urbano degno di una città oggi ferita come Genova. Una contingenza che necessita di approfondimenti, verifiche e risposte immediate. E’ passata tanta acqua sotto i ponti, e questi hanno iniziato a tremare per davvero.
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