La voce contro

Ma c’è chi il viadotto Morandi vorrebbe provare a salvarlo come “ponte della memoria”

Edoardo Cosenza, docente e membro del consiglio superiore lavori pubblici del Mit, tra i firmatari di una petizione che parte da fuori Genova

Foto cantiere ponte Morandi vigili fuoco zeggio

Genova. “Qualunque sia lo stato di degrado della rimanente parte del Ponte Morandi di Genova, a mio parere il recupero si può fare. E se potessi decidere io: si deve fare”, a parlare è Edoardo Cosenza, un docente di Ingegneria all’Università Federico Secondo di Napoli e componente del consiglio superiore lavori pubblici, organismo tecnico del Mit. Nei giorni successi al crollo del viadotto Polcevera un suo post, piuttosto “molto tecnico e pure lungo” – com’egli stesso lo aveva definito – aveva fatto oltre un milione di letture e migliaia di condivisioni. Cosenza provava a darsi una spiegazione del cedimento. Ma oggi è un’altra l’idea che vuole lanciare.

La sua è una vera passione, professionale e umana, per quello che fu il “ponte di Brooklyn” di Genova. “La struttura di Riccardo Morandi nella sua semplicità si presta a qualunque rinforzo e a tornare a nuova vita – spiega – le pile sono degradate? Si rimuove il calcestruzzo superficiale, si trattano le armature che credo siano solo esterne, si ripristina il tutto con malte e a mio parere si rinforza pure significativamente con materiali fibrorinforzati, soprattutto per aumentare il confinamento. Più resistente e più durevole. Problemi agli stralli rimanenti? Non credo perché sono stati cambiati di recente. Se ricordo male ed invece qualcuno non è stato ancora sostituito, lo si può fare tranquillamente. Problemi nelle travate e nelle solette? Sono casi comuni, direi interventi standard. Le stesse vanno irrigidite per problemi dinamici? Anche questo non è complicato, specie con il ponte non in esercizio”.

Secondo l’ingegnere, tra i firmatari di una petizione per dire “no alla demolizione precipitosa” lanciata dall’urbanista Antonino Saggio (Università La Sapienza di Roma) il “ponte deve rimanere per ricordo della grande ingegneria e dei problemi dell’ingegneria, della manutenzione, e in memoria delle povere vittime. E anche per non sprecare altro denaro”.

torrente sturla vegetazione e vipera

La petizione, firmata da 650 professionisti, tra cui anche il ligure Gianluca Peluffo, autore di opere importanti come la sede Bnl di Tiburtina, è stata trasmessa anche alla Procura di Genova.

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