Genova. Genova. Fumata nera oggi al tavolo convocato sull’Ilva dal vice premier Luigi Di Maio per parlare della proposta occupazionale di Am Investco. “Di Maio pensava di limitarsi a fare il facilitatore e di lasciare a noi il cerino convincendoci ad andare avanti con una trattativa a due, ma dimentica che è il governo il proprietario dell’Ilva” commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro al termine dell’incontro.
Il ministro dello sviluppo economico all’inizio della riunione ha letto il testo con la proposta di Arcelor Mittal che è ormai nota: 10.100 assunzioni dirette, 2500 esodi incentivati, 400 lavoratori genovesi in esubero che passerebbero in società per Cornigliano e 800 lavoratori tarantini in esubero che resterebbero nella società in amministrazione controllata.
“Il vice premier continua a dimenticarsi che Genova ha un accordo di programma il che significa che a un determinato numero di dipendenti corrisponde una quantità di aree in concessione. Quindi senza ridiscutere dell’accordo di programma non può pensare di mettere 400 lavoratori in società per Cornigliano senza fra l’altro dirci quanti soldi ci mette il Governo. Se pensano di andare avanti per questa strada torneranno gli scioperi”.
Nel corso dell’incontro Di Maio ha anche spiegato ai sindacati che il parere dell’avvocatura dello Stato sulla validità della gara Ilva è atteso il 24 agosto, ma nel frattempo è possibile che già questa settimana arrivi da parte del Governo una nuova convocazione.
“Su Ilva occorre un accelerazione del confronto per chiudere il tavolo con tutto l’organico presente e il mantenimento dei siti produttivi”, dichiara Antonio Apa, segretario generale Uilm.
“Bene il mantenimento dell’accordo di programma, ma non è più tempo degli incontri allargati: occorre pensare al mantenimento degli organici, ovvero dei 14 mila lavoratori, e alla sopravvivenza dei siti produttivi nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente – afferma – rimaniamo in attesa di un’offerta migliorativa e che il ministro riesca a far chiarezza sulle priorità della vertenza, fermo restando che si è fatto garante dei 250 milioni di incentivi e del supporto alla trattiva. Riteniamo valida l’affermazione di Di Maio sull’eventuale presa in carico dello Stato rispetto ai costi sostenuti per i contenziosi legali sostenuti dall’avvocatura dello Stato. A farlo non deve essere l’azienda”.