Genova. Se fino a qualche giorno si era capito che più di una persona (a partire dall’architetto Morandi stesso) sapevano che lo stato di salute del ponte non era buono, dopo lo scoop dell’Espresso è più chiaro che qualcuno sapeva anche che il viadotto avrebbe potuto costituire un problema per la sicurezza delle persone. Poteva crollare, insomma.
Questo next level della consapevolezza sulla pericolosità del ponte sul Polcevera emerge da una lettera datata 28 febbraio 2018. Gli attori sono la Direzione generale per la vigilanza del ministero delle Infrastrutture e il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova a cui scrive il direttore della manutenzione di Autostradae, Michele Donferri Mitelli. Questo nome, non a caso, è uno di quelli che, secondo indiscrezioni, sarebbero tra i primi a finire nella lista degli indagati dalla procura di Genova.
In sostanza nella lettera si chiede a Provveditore (quel Roberto Ferrazza silurato dalla presidenza della commissione del Mit sul Morandi) e ministero dei velocizzare l’iter autorizzativo per i lavori di rafforzamento degli stralli, il famoso refitting che sarebbe dovuto partire a settembre 2018.
“Vista l’importanza strategica dell’opera e la natura dell’intervento”, si legge nel documento trovato da L’Espresso, tenuto conto che il completamento delle procedure di affidamento può essere stimato in 13-15 mesi, si ritiene, in considerazione del protrarsi dei tempi di approvazione, che l’intervento non possa essere in esecuzione prima del secondo semestre 2019 o inizio 2020. Tale circostanza comporterebbe una serie di ripercussioni sia per la pianificazione economica che, per l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera. Per quanto sopra, Vi preghiamo di portare avanti l’iter autorizzativo quanto prima”.
Restano alcuni interrogativi su una notizia che avrebbe potuto uscire domenica 2 settembre sul cartaceo del settimanale, ma che L’Espresso ha scelto di pubblicare già nelle ultime ore sul suo sito internet. Rischio che qualche altro media la “bruciasse”? O c’è dell’altro?
Perché se Autostrade sapeva di avere avvertito, con tanto di lettera, il ministero e il provveditore sul rischio per l’incolumità pubblica non ha autonomamente reso pubblico il documento? Non avrebbe manlevato la società delle sue responsabilità, ma sicuramente avrebbe tirato dentro anche chi la sta accusando di essere la sola colpevole.
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Infine, qual è stata la risposta a quella lettera? Potrebbe essere la gara a chiamata per il refitting, quindi velocizzata, messa in atto a giugno? I cantieri avrebbero dovuto partire in autunno. Sempre troppo tardi, certo, ma non è detto che la lettera del 28 febbraio sia stata completamente ignorata da chi l’ha ricevuta.