Tempo quasi scaduto

Demolizione, ricostruzione, indagini: si apre una settimana decisiva per le vicende attorno a Ponte Morandi

Una serie di scadenze, tra la presentazione dei piani per abbattere ciò che resta del viadotto, e di scontri: tra governo e struttura commissariale, tra procura e struttura commissariale

Ponte Morandi, quarto giorno di operazioni

Genova. Potrebbe sembrare una settimana interlocutoria quella che si è appena aperta per Genova, in merito alle partite multiple che si giocano attorno a ponte Morandi. Ma non è così, nei prossimi giorni una serie di scadenze e appuntamenti potrebbero indirizzare definitivamente le linee in merito a messa in sicurezza, demolizione, ricostruzione, indagini, gestione degli sfollati, gestione del rilancio per la città.

La data che si attende maggiormente è quella di venerdì, giorno limite in cui Autostrade (ma potrebbe farlo anche un paio di giorni prima) dovrà presentare alla Regione, e alla combaciante struttura commissariale per l’emergenza, i piani per la messa in sicurezza e demolizione. Il presidente della Regione Toti, e il Comune, hanno una priorità: rapidità. La scelta ricadrà sull’opzione che sia meno impattante ma più veloce possibile.

Dal tipo di scelta che verrà fatta in tema di demolizione sarà chiaro, e solo allora, quante saranno le famiglie che necessiteranno di essere ricollocate in via definitiva. Oggi sono circa 560 persone per 250 nuclei. Una ventina hanno già trovato un’altra casa, grazie alla gestione seguita dagli uffici di Tursi. Alcuni hanno ricevuto anche gli assegni per le prime esigenze da parte del fondo creato da Autostrade (entro oggi saranno versati complessivamente 1,5 milioni di euro). In base al tipo di demolizione scelta alcune case potrebbero non essere abbattute. Certo, fino a che non saranno finite le operazioni difficilmente i cittadini di via Porro e via Del Campasso potranno rientrare anche solo negli edifici più distanti dal pilone del viadotto.

Altra scadenza: oggi. Oggi il ministro dei Trasporto Danilo Toninelli, tornato evidentemente dalle vacanze, parlerà alle commissioni di Camera e Senato riunite sul disastro di Ponte Morandi. Solo il 4 settembre, però, il governo darà comunicazione in maniera completa sul crollo in modo da arrivare al voto in aula relativo alle ipotesi di ricostruzione per Genova. In ballo anche la creazione di una legge speciale per la città.

Entro venerdì 31 agosto, oltre al piano di demolizione, Autostrade dovrà rispondere anche alla lettera di contestazione del governo in merito alla concessione. Concessione che, in forza delle proroghe per permettere la realizzazione della gronda di ponente, dovrebbero scadere nel 2042. Il 17 agosto, a 3 giorni dal crollo, il governo ha depositato la richiesta formale di revoca. Comunque vada, se la strada della politica sarà questa, si preannunciano contenziosi milionari e dai tempi inverosimilmente lunghi.

Questa settimana – ma qui il condizionale è d’obbligo – potrebbe essere resa nota anche la lista degli indagati dalla procura di Genova nell’inchiesta per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Un primo ciclo di nomi che permetterebbe ai pm di ascoltare chi davvero aveva competenza sullo stato del ponte, quindi tecnici e funzionari di Autostrade, impiegati nella società che si occuparono dei collaudi, funzionari del ministero dei Trasporti.

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E sarà la settimana che, hegelianamente, dovrà portare a una soluzione delle crisi. Tesi, antitesi e sintesi in vari aspetti della questione. Da una parte lo scontro tra governo e commissario, ovvero Di Maio e Toti: il primo non vuole che Autostrade sia coinvolta nella ricostruzione (“Ci metta i soldi e basta, e sia un’azienda di stato a costruirlo”), il secondo a cui interessa solo l’opzione più rapida ed efficace. La sintesi potrebbe essere la creazione di un’associazione temporanea di impresa che includa sì Autostrade e le sue imprese satelliti, ma anche Fincantieri e Cassa depositi e prestiti.

Il secondo scontro è quello tra procura e commissario, ovvero Cozzi e Toti, volendo semplificare all’estremo: da una parte l’esigenza di fare bene (le indagini, con un incidente probatorio che congeli le prove e un’analisi completa e inconfutabile delle macerie e dei tronconi ancora in piedi) dall’altra quella di fare presto: liberare il greto del Polcevera prima che si metta a piovere davvero, mettere in sicurezza l’area, abbattere il ponte. Ricostruirlo.

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