Genova. “Fosse per me utilizzerei l’esplosivo anche per togliere un dente cariato, questo per farvi capire quanto mi fido delle potenzialità dell’esplosivo come soluzione di ogni problema, però la demolizione di ponte Morandi è resa complicata dalla serie di strutture che ci sono sotto, e mi riferisco alle abitazioni”. A parlare è Danilo Coppe, fondatore della Siag, società di esplosivistica civile con sede a Parma e già protagonista di operazioni importanti, a Genova.
L’abbattimento del silos a Ponte Parodi nel 2002, l’altoforno Ilva a Cornigliano nel 2005, la vecchia caserma dei vigili del fuoco nel 1992, l’ecomostro di Sori nel 2015. Sono tutti “lavori” eseguiti dalla Siag che, la scorsa settimana, è stata chiamata come consulente tecnica dal Comune per riperimetrare la “zona rossa” di ponte Morandi sotto il moncone Ovest, perizia fondamentale per far rientrare i dipendenti Ansaldo nella palazzina uffici. “Abbiamo dimezzato il raggio di sicurezza, analizzando le dinamiche di una possibile caduta e gli ingombri – spiega il geominerario – e abbiamo rivisto una stima che era stata fatta alla cieca sull’onda emotiva dell’evento”.
La Siag, per competenza, è anche una delle società – e a quanto risulta a Genova24 sono tutte italiane – a cui Autostrade si sta rivolgendo in queste ore per avere un ventaglio di ipotesi di demolizione di ponte Morandi. Ventaglio che, entro venerdì (forse giovedì sera, secondo gli auspici del presidente della Regione Liguria Toti), potrebbe essere sulla scrivania della struttura commissariale. Tuttavia secondo “Mr. Dinamite” – così si fa chiamare Danilo Coppe nel suo programma tv dedicato alle demolizioni più spettacolari – un piano vero e proprio rischia di non esserci affatto. “Ancora oggi si stavano vagliando tutte le varie possibilità – afferma – e io penso che Autostrade si presenterà come soggetto in grado di effettuare la demolizione, ma temo non diranno come”.
Secondo il patron di Siag la società della famiglia Benetton avrà bisogno di circa due mesi per portare a termine tutta la partita della demolizione, una volta che ci sarà il via libera della procura, che indaga anche sulla struttura e sulle macerie. Fosse per lui, tutta l’operazione si può svolgere attraverso l’uso esclusivo di esplosivo, perché “il collasso è un tempo breve e si sa esattamente cosa succede”. “Poi – continua – bisognerà capire se abbattere il ponte in contemporanea con le case che ci stanno sotto, alternare i due interventi o effettuare prima uno o prima l’altro, tutto dipenderà dalle condizioni di rischio stabilità del viadotto stesso”. Per chi temesse che le vibrazioni causate dal collassamento programmato dei palazzi possa scatenare un cedimento dei monconi, le parole di Coppe sono invece rassicuranti: “Potrebbero non esserci grossi effetti”.
La Siag ha seguito la demolizione tramite esplosivo di 8 ponti, strutture importanti, tra cui il ponte ferroviario sul Polcevera a Cornigliano (nel 2008, come vedete nel video) anche se non complesse come ponte Morandi. Ma l’esperto non è spaventato dall’impresa: “Il Morandi è un unicum e in tal senso non esistono esempi di demolizioni di questo tipo ma in Francia, in Inghilterra, grandi viadotti sono stati abbattuti senza problemi”.