Le loro vite

Crollo ponte Morandi, in 500 all’assemblea degli sfollati a Certosa: “Vogliamo recuperare le nostre cose”

Il comitato di via Porro: "Noi siamo i sopravvissuti a una guerra, non vogliamo risarcimenti al ribasso"

assemblea sfollati certosa

Genova. “Voglio recuperare i miei dischi di Springsteen, i miei libri, i pezzi della mia vita”. Luca Fava è uno dei quasi 600 degli sfollati di ponte Morandi e ha preso in mano il microfono parlando a nome di tante persone durante l’assemblea pubblica organizzata sul campo da calcio della chiesa di San Bartolomeo della Certosa, in Valpolcevera, a poche centinaia di metri dal varco nord della zona rossa.

Circa 500 persone, forse anche di più, non solo evacuati ma anche rappresentanti delle associazioni che li stanno seguendo, semplici cittadini e politici, si sono dati appuntamento per fare il punto su risarcimenti, assegnazione di nuovi alloggi e aggiornamenti sulla stabilità del moncone est del viadotto, quello che incombe sugli edifici di via Porro.

Alcune decine di persone hanno già deciso di accettare e incassare il contributo per le prime urgenze (fino a 10 mila euro) stanziato da Autostrade, compilando e consegnando i mobili agli sportelli attivati da Autostrade, ma tanti sono ancora incerti sul da farsi e l’assemblea di oggi è servita anche per chiarire ogni dubbio su questo argomento. Oltre alle rassicurazioni degli amministratori regionali e comunali (c’erano quello al Bilancio di Tursi Pietro PIciocchi, la delegata al Welfare Francesca Fassio e l’assessore regionale Marco Scajola). il comitato di cittadini ha ricordato a tutti che è stato aperto un servizio gratuito dall’ordine degli avvocati. Sono 21 i professionisti che si alterneranno per fornire informazioni e orientamento.

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L’assemblea ha osservato un minuto di silenzio per ricordare le 43 vittime del ponte dopodiché si è entrati nel vivo. Franco Ravera, presidente del comitato residenti di via Porro spiega: “Abbiamo due priorità, la prima è entrare nelle nostre case per riuscire a prendere la nostra roba, la seconda è trovare il modo per monetizzare nel modo più equo possibile il danno, non vogliamo ragionamenti contabili al ribasso”. Ennio Guerci, altro portavoce del comitato aggiunge: “Non possiamo aspettare i tempi della giustizia per avere quello che ci spetta”.

Il timore dei cittadini sfollati è anche quello di essere dimenticati, man mano che passerà il tempo. “Ieri eravamo la prima notizia – continua Franco Ravera – oggi siamo secondi dopo la Diciotti, poi ci sarà Ilva, non vorremmo finisse come quando c’era stato il problema dello sversamento dei tubi Iplom in Valpolcevera, quando avevamo avuto grande rilievo mediatico e poi niente”.

Ravera ha ripetuto questi concetti anche al segretario del Pd Maurizio Martina, arrivato in visita agli sfollati (ha raggiunto Certosa a bordo del servizio metrò gratis tra Brin e Di Negro, messo a disposizione da Comune e Amt insieme a una serie di linee bus dedicate)

assemblea sfollati certosa

Dal punto di vista organizzativo, il comitato ha annunciato che oltre ai gruppi whatsapp si cercherà di nominare un referente per ognuno dei palazzi interessati dalla futura demolizione. Prosegue inoltre l’attività di conforto di alcuni psicologi. “Noi siamo come i sopravvissuti a una guerra – spiega Ravera – il trauma è davvero molto simile, soprattutto per gli anziani”.

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