“Non ci sono indagati”. Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ripete un refrain che continua anche nella giornata di oggi, a una settimana dal crollo di ponte Morandi. “E’ questo è qualcosa che va di pari passo con il fatto che sono in corso accertamenti anche molto analitici”. Questa mattina si è svolta a palazzo di giustizia una riunione tra il pool di magistrati che si occupa del crollo di ponte Morandi, le forze di polizia incaricate delle indagini, i due consulenti tecnici incaricati di stabilire le cause del crollo e di valutare i documenti sul contratto di servizio e sulle manutenzione del tratto autostradale.
Cozzi ha escluso al momento “la possibilità di restringere il campo” e di “escludere alcune ipotesi”. In pratica un invito a non anticipare i tempi su quelli che potrebbero essere i filoni di indagini e le possibili svolte.
Questa mattina sul luogo del disastro i vigili del fuoco hanno ricevuto alcune indicazioni da parte dei consulenti tecnici della procura in modo da consentire agli stessi di repertare alcuni elementi utili alle indagini.
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Indagini che procedono su due strade, spiegano sempre da fonti della procura, da un lato l’acquisizione di materiale – e sono alcune decine i video arrivati da Autostrade, polizia stradale e anche soggetti privati – dall’altro la catalogazione e numerazione dei reperti.
Sono stati sequestrati anche diversi documenti legati sia agli studi e alle progettazioni sull’opera sia alle concessioni da ministero ad Autostrade. Oltre alla squadra mobile e alla guardia di finanza, è stata incaricata delle indagini anche la polizia stradale.
L’inchiesta della procura di Genova è per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti.