Labirinto 2

Centro storico, nuovo giro di vite contro lo spaccio: 13 arresti. Lo scambio di droga anche davanti ai bambini

Fase due dell'operazione Labirinto della squadra mobile: sono tutti giovani senegalesi o gambiani

Genova. Seconda tranche per l’operazione labirinto che mira a contrastare lo spaccio in centro storico attraverso lo strumento degli ‘arresti differenziati’. Dopo la prima maxi retata di fine novembre dove erano state arrestate 23 persone, le recenti indagini condotte dalla squadra mobile diretta da Marco Calì e dal responsabile della sezione criminalità diffusa Federico Belivacqua insieme al commissariato centro hanno portato oggi a ulteriori 13 arresti.

Anche in questo caso si tratta di spacciatori provenienti per lo più da Senegal e Gambia, quasi tutti giovanissimi. Sei di loro sono richiedenti asilo. Due di loro erano già stati arrestati a novembre e sono finiti di nuovo in manette per non aver rispettato, dopo la scarcerazione, il divieto di dimora in centro storico. Le zone sono le stesse dell’altra operazione con particolare attenzione alla zona intorno a piazza San Sepolcro. A tutti gli arrestati sono contestati almeno due episodi.

Le indagini sono state agevolate dall’installazione di telecamere ad hoc nel quadrilatero di interesse che hanno consentito, insieme ai pedinamenti degli investigatori, di seguire i movimenti degli spacciatori dalla ricerca del cliente al tramite al recupero della droga negli anfratti dei muri fino allo scambio vero e proprio.

In diversi casi l’attività di spaccio è avvenuta di fronte a minori a volte piccolissimi, mentre in altri casi minorenni sono risultati essere gli acquirenti. “E’ una situazione intollerabile – ha commentato il procuratore capo Francesco Cozzi – per questo abbiamo deciso di intraprendere un braccio di ferro su cui non molliamo di un millimetro. Se l’operazione Labirinto 2 non si rivelerà ancora sufficiente ci sarà un Labirinto 3 e un Labirinto 4”.

Un altro elemento di rilievo, come già accaduto nella scorsa ondata di arresti, è la frequente partecipazione alle attività di spaccio da parte di richiedenti asilo: “Abbiamo i numeri per ritenere – ha precisato su questo il procuratore – che laddove i centri coinvolgano i richiedenti asilo in attività formative o lavorative i giovani stranieri poi non vengano trovati a spacciare mentre questo accade per i centri che al mattino li fanno uscire dalle strutture lasciandoli a bighellonare tutto il giorno”.

Nel corso delle perquisizioni in alcune abitazioni dei vicoli in uno agli arrestati sono state trovate 170 dosi di crack.

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