Genova. Lo sciopero del sapere universale e condiviso: Wikipedia oggi è “spenta”, e lo ha fatto per protesta.
Al centro dell’agitazione virtuale la nuova direttiva europea in discussione in questi giorni in Parlamento Europeo: una norma che obbliga al pagamento per ogni condivisione di materiale, dai link degli articoli di giornale ai più classici “meme”, dalle informazioni di Wikipedia alle gif animate.
Ma non solo: anche i motori di ricerca potrebbero essere costretti ad omettere moltissimi risultati, limitando enormemente la fruizione delle informazioni. Cui prodest?
Una vera e propria scure sulla Condivisione, quindi, pilastro dell’intero World Wide Web: con questa mossa potrebbero essere a rischio molto piccole “economie” editoriali, ma anche “istituzioni” come Wikipedia stessa, per la quale il “link condiviso” è ragione e scopo di vita.
“Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione – si legge nel manifesto di Wikipedia – essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni”
La proposta ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee, 169 accademici, 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e di Wikimedia Foundation.
“Per questi motivi, la comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell’enciclopedia. Vogliamo poter continuare a offrire un’enciclopedia libera, aperta, collaborativa e con contenuti verificabili. Chiediamo perciò a tutti i deputati del Parlamento europeo di respingere l’attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia, a partire dall’abolizione degli artt. 11 e 13, nonché l’estensione della libertà di panorama a tutta l’UE e la protezione del pubblico dominio”.
La “pratica” è forse più importante di quanto crediamo, e la riforma potrebbe cambiare molte cose nella nostra vita virtuale, ma non solo.