Udienza al riesame

Fondi Lega, per i pm c’è “continuità patrimoniale” tra sede centrale e nazioni

Udienza davanti al Riesame dopo il rinvio della Cassazione sul ricorso della Lega Tosca. Domani requisitoria di appello per Bossi e Belsito

matteo salvini comizio savona contestazioni

Genova. Per la procura di Genova esiste una “continuità patrimoniale” tra i conti della Lega e quelli delle sue articolazioni nazionali. Lo hanno chiarito questa mattina di fronte al Tribunale del Riesame il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Paola Calleri. L’udienza è la conseguenza del accoglimento con rinvio da parte della Corte di Cassazione del ricorso presentato dalla Lega Toscana, dove i militari della gdf avevano sequestrato la maggior parte del 3 milioni sequestrati dai conti del Carroccio sui 49 ordinati dalla procura di Genova dopo la condanna di Bossi e Belsito.

Per la procura di Genova fino al 2015 c’è la prova di molteplici bonifici fatti dalla sede centrale di via Bellerio verso le “nazioni” (così la Lega chiama le sue articolazioni regionali), tra cui la Lega toscana appunto. Dal 2015 – hanno spiegato i pm in udienza – non ci sono più tracce di versamenti ma nello stesso anno viene elaborato un nuovo statuto dove viene messo nero su bianco che le nazioni ricevono finanziamenti anche dalla sede centrale: quindi per la Procura di Genova, anche nel caso venisse stabilita l’esistenza di due soggetti giuridici diversi, esisterebbe comunque una continuità patrimoniale.

I giudici del Riesame si sono riservati per la decisione. Intanto domani il corte d’Appello il procuratore generale Enrico Zucca terrà la sua requisitoria nel processo d’appello per Umberto Bossi, Francesco Belsito e 3 ex revisori contabili dell’allora Lega Nord per la truffa ai danni dello Stato sui 49 milioni di fondi pubblici non dovuti dal 2008 al 2010 e sul denaro trasferito a Cipro, processo da cui è partita la querelle giudiziaria sui sequestri dei conti del Carroccio.

Oggi ha letto la relazione il giudice a latere, mentre nelle scorse settimane avevano chiesto di patteggiare una pena di 2 anni di carcere gli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet, coinvolti nell’inchiesta e condannati a 5 anni ciascuno in primo grado: per l’accusa, Scala e Bonet avrebbero collaborato a fare “girare” tra Cipro e la Tanzania oltre 7 milioni sottratti da Belsito dai conti della Lega.

In primo grado, Bossi era stato condannato a 2 anni e sei mesi, Belsito a 4 anni e 10 mesi; i tre ex revisori, Diego Sanavio, Antonio Turci, a due anni e otto mesi e Stefano Aldovisi a un anno e nove mesi.

In primo grado il tribunale aveva disposto anche la confisca di 49 milioni di euro alla Lega: soldi, secondo i magistrati, illecitamente ottenuti da Belsito e Bossi, ma di cui avrebbe in gran parte beneficiato il partito. I pm avevano ottenuto il sequestro a settembre, ma le Fiamme Gialle avevano trovato nelle casse solo 3 milioni di euro. La Procura aveva chiesto di potere ottenere il sequestro anche delle somme ricevute in futuro dal Carroccio. Il Riesame aveva detto di no, ma la Cassazione ha dato ragione agli inquirenti.

Nel frattempo, Aldovisi aveva presentato un esposto nel quale sosteneva che parte dei 49 milioni di euro erano stati trasferiti all’estero: i magistrati genovesi avevano aperto un’indagine per riciclaggio, che a metà giugno aveva portato a perquisire la banca Sparkasse di Bolzano e la filiale di Milano e a una rogatoria in Lussemburgo; da alcuni giorni, a fianco della Procura indagano anche gli esperti di Bankitalia .

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